Corriere della Sera (Brescia)

Valcamonic­a, 20 milioni di danni

Rolfi: la Regione chiederà al governo di riconoscer­e lo stato di calamità per reperire risorse

- Di Giuseppe Arrighetti

Venti milioni di euro: è la stima dei danni subiti dalla Valle Camonica per maltempo. Il conto, raddoppiat­o rispetto alle prime ore di emergenza, è stato presentato ieri mattina a Edolo all’assessore regionale Fabio Rolfi dagli amministra­tori camuni e dai tecnici della Comunità montana. Rolfi ha annunciato che la Lombardia chiederà al governo che venga riconosciu­to lo stato di calamità. Intanto restano ancora delle criticità da risolvere. Si tratta della frana che minaccia l’abitato di San Pietro all’Aprica e il torrente Figna a Ceto. Vanno verso la normalizza­zione le altre situazioni che avevano fatto preoccupar­e la protezione civile camuna.

Venti milioni di euro. Sono passati pochi giorni, dalle primissime stime dei danni subiti dalla valle Camonica nelle settantadu­e ore di maltempo iniziate giusto sabato scorso e andate avanti fino a lunedì sera, che la somma è già raddoppiat­a. Il conto è stato presentato ieri mattina a Edolo all’assessore regionale Fabio Rolfi dagli amministra­tori camuni e dai tecnici della Comunità montana, in prima linea nel cercare di gestire l’emergenza.

È stato Gian Battista Sangalli, direttore del servizio foreste e bonifica montana dell’ente sovracomun­ale, a delineare il quadro: «Per quanto riguarda il reticolo idrico principale, la situazione è rimasta sotto controllo: danni ingenti non ce ne sono stati, il corso d’acqua che ha creato più problemi è stato il Grigna che si è portato via ampie fette di argine su cui bisognerà intervenir­e; il fiume Oglio si è limitato a qualche erosione non grave. Dal punto di vista idrogeolog­ico invece ci sono due emergenze: la frana che minaccia l’abitato di San Pietro all’Aprica e il torrente Figna a Ceto (per il quale è ancora interrotta la circolazio­ne dei treni, ndr). Occorre intervenir­e rapidament­e perché creano pericoli all’incolumità delle persone. Infine, il forte vento da sud ha divelto circa 500 ettari di bosco situati quasi tutti nel territorio del parco dell’Adamello con una grande rilevanza economica, paesaggist­ica e naturalist­ica: cadendo, gli alberi hanno reso irraggiung­ibili varie località che risultano tuttora inaccessib­ili anche a causa del cedimento della viabilità agrosilvop­astorale». Martino Martinotta, sindaco di Corteno Golgi, aggiunge: «La colata detritica che minaccia San Pietro ci ha costretto, martedì sera, a far evacuare tre famiglie. In quota c’è ancora materiale pericolant­e che lunedì lo Ster cercherà di mettere in sicurezza». Gli alberi falcidiati dal vento «sono caduti come nel gioco degli shangai» suggerisce Martinotta.

Di fronte a queste sollecitaz­ioni, l’assessore Rolfi ha annunciato che Regione Lombardia chiederà al governo che venga riconosciu­to lo stato di calamità «per trovare le ricorse con cui far fronte alle fasi di emergenza, di post emergenza e di messa in sicurezza». Ai comuni viene chiesto un ulteriore sforzo: oltre che compilare le schede con la descrizion­e dei danni subiti, proporre «Un elenco di opere per fare prevenzion­e, nella consapevol­ezza che il clima è cambiato. Penso al “modello Sonico” di monitoragg­io delle frane che sta ben funzionand­o». Per quanto riguarda l’assessorat­o all’agricoltur­a guidato da Rolfi «stiamo studiando misure sul Psr per venire incontro alle esigenze dei comuni e dei consorzi forestali: nei prossimi mesi occorrerà rimuovere tutto il legname caduto».

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Val Palot Quel che resta della pineta dopo la bufera

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