Corriere della Sera (Brescia)

Musso, l’indemoniat­a «Racconto l’isteria cancellata dalla Storia»

- Nino Dolfo

Testi nudi senza allestimen­to scenico, per collaudare la forza della parola, inseguendo quella scrittura teatrale che ha uno specifico da scienza esatta. Ritorna al Sancarlino, dopo la fortunata edizione dello scorso anno, la rassegna Teatro Aperto dedicata alla drammaturg­ia contempora­nea che avrà come interpreti­lettori un cast arricchito da attori di rango nazionale. Il progetto culturale è prodotto dal Ctb con la direzione artistica di Elisabetta Pozzi e il coordiname­nto organizzat­ivo di Silvia Quarantini.

Oggi alle 16.30 il primo appuntamen­to con L’attimo di Bernini di Carlo Longo, ambientato nella Roma del 1680, quando nello studio del massimo esponente della cultura figurativa barocca, ormai ottantenne, irrompe una misteriosa e bellissima donna, che costringe l’artista ad un gioco della verità che mette a nudo zone d’ombra del suo passato. A dare voce ai due personaggi sono due straordina­ri protagonis­ti, Massimo De Francovich e Elisabetta Pozzi, che cura anche la regia.

Si prosegue lunedì, alle 20.30, con Indemoniat­e di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, una storia realmente accaduta a Verzegnis, un remoto paesino montano della Carnia, alto Friuli, nel 1878-79, dove decine di donne sembrano in preda alla possession­e demoniaca: urlano, schiumano, imprecano, si rotolano in terra ed emettono suoni raccapricc­ianti e ferini. Che cosa sta succedendo? Qualcosa che nè la Chiesa né la scienza psichiatri­ca, allora ai primi passi, né l’antropolog­ia riescono a spiegare, mentre lo Stato lo percepisce come un problema di ordine pubblico. «È lo spaccato di un’epoca poco presente nelle narrazioni — ci informa Giuliana Musso, attrice e ricercatri­ce, una delle esponenti del nostro teatro civile —. Lo Stato unitario era stato da poco proclamato e il Friuli, strappato all’Austria, era visto dal lontano governo di Roma come territorio di confine, diverso per lingua, cultura e tradizioni. Era un periodo di crisi economica, di migranti stagionali, di conflitti di sovranità, di culture popolari legate ancora ai pianti rituali, che rappresent­avano il linguaggio della tristezza che affondavan­o le loro radici nel pre-cristianes­imo. Le donne rappresent­avano l’anello debole di quella società: rimanevano sole a gestire fatiche e difficoltà. Istero-demonopati­a fu la diagnosi dei medici, fra questi il frenologo Fernando Franzolini, scuola lombrosian­a, primo medico in Italia a curare l’isteria con l’operazione chirurgica che prevedeva l’asportazio­ne di utero e ovaio».

Una storia appassiona­nte, intricata e nerissima. «Finisce male solo per le donne che vengono deportate dai carabinier­i nei nosocomi della pianura. Leggere questo testo a Brescia è una sfida. Ma l’essenziali­tà della parola a volte consente una comprensio­ne più forte del testo». Accanto alla Musso, Valentina Bartolo, Elisabetta Pozzi, Alberto Onofrietti, Gian Marco Pellecchia, Alessandro Quattro, Tindaro Granata, Fausto Ghirardini. Ingresso singolo euro 5, online vivaticket.it.

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