DISSESTI IDROGEOLOGICI COLPA DELL’INCURIA E DELLA SMEMORATEZZA
Caro Tedeschi, Brescia e la sua provincia hanno tremato recentemente per gli effetti del maltempo. Ce la siamo cavata con danni contenuti, mentre altre parti del nostro Paese hanno pagato un prezzo molto più pesante. A mio avviso in questi fenomeni si sommano due problemi: i cambiamenti climatici, che rimandano a responsabilità planetarie, e l’incuria che da sempre abbiamo verso il nostro territorio: lo abbiamo consumato, lo abbiamo aggredito, e ora lui si ribella. Cosa ne pensa?
Riccardo Lonati Gentile Riccardo, condivido la sua analisi (compreso il fatto che stavolta la nostra provincia ha retto meglio che in altre occasioni): cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico sono due piaghe epocali rispetto alle quali non c’è adeguata sensibilità e ancor più mancano iniziative e strategie. Aggiungo un aspetto che mi sta particolarmente a cuore e ha a che fare con la smemoratezza. Non ci ricordiamo delle tante esondazioni, alluvioni, frane che hanno afflitto il nostro territorio nei secoli. La storia della meteorologia è una delle materie più affascinanti e istruttive. I bresciani hanno a disposizione uno strumento raro e prezioso, frutto dell’ingegno e del rigore scientifico di Giuseppe Berruti. Il libro, intitolato «Levandosi i fiumi sopra le rive» offre una mappa storica del rischio idrogeologico del Bresciano. Pubblicato vent’anni fa, quando non era entrata ancora nell’uso corrente la «bomba d’acqua» ma si parlava di alluvioni, piogge intense, precipitazioni abbondanti, il testo di Berruti ci ricorda che abitiamo in una terra fragile, esposta a eventi climatici estremi: in cinque secoli ne sono stati censiti 105 in Valle Camonica, 29 in Valle Trompia, 25 in Valle Sabbia, 15 in Valle del Garza e 43 nel Pedemonte e a Brescia (quando anche il Garza faceva paura...). E così si va dai fenomeni alluvionali del 590 d. C con «strage» di vite umane e animali nei pressi di Brescia, al luglio del 1893 quando straripò il torrente Re a Gianico. Una sequenza lunghissima di eventi che oggi suonano come monito: dimenticarsene sarebbe grave colpa.