Nuova viabilità e un mini bosco
ro del San Gottardo (che ha dimezzato i tempi di percorrenza Milano-Zurigo a 2 ore e 40) cercando collaborazioni per favorire lo spostamento delle merci su «ferro». Il progetto «costituisce una grande opportunità per ridurre gli impatti a vasta scala per quanto riguarda il traffico e tutte le componenti ad esso collegate: aria e atmosfera, rumore, salute, paesaggio» si legge nello studio d’impatto ambientale.
Entrando nel dettaglio dell’intervento, l’idea è quella di raddoppiare dal primo anno la movimentazione delle merci (attualmente scesa sotto le 200mila tonnellate) per poter arrivare — a pieno regime — anche a 5 milioni di tonnellate l’anno. Il terminal funzionerà 24 ore al giorno dal lunedì al sabato (festivi esclusi): ci saranno 5 binari trasbordabili (in grado di caricare treni anche oltre i 750 metri) e altri tre binari di supporto. Tre le gru elettriche, che sostituiranno la gru diesel (inquinante). Ci sarà anche un edificio amministrativo da 223 metri quadri su tre piani, un magazzino (173 mq), un’area di sosta temporanea per i container. All’interno del terminale non avverrà in alcun caso carico o scarico di sostanze in forma sfusa, né di recipienti o colli.
Grande attenzione è stata posta alla raccolta delle acque meteoriche: quelle di prima pioggia (più inquinate) andranno in fognatura, le altre in una vasca di raccolta con tanto di fitodepurazione (l’azione di filtraggio è garantita dalle piante). Non ci sarà produzione di rifiuti mentre i proponenti garantiscono il rispetto dei parametri per l’inquinamento acustico. L’accesso alla piattaforma logistica avverrà da via Chiesanuova (che sfocia in via Orzinuovi, dopo il complesso dell’ex Pietra) che verrà riqualificata, insieme alle altre vie della zona. Punto di forza dello scalo infatti è la vicinanza (soli 2,5 km) al casello autostradale di Brescia Ovest. L’aspetto più delicato — che verrà approfondito nel progetto definitivo — sarà quello della bonifica degli ordigni bellici, dei manufatti esistenti ma anche una accurata analisi dei terreni: laddove verranno rilevati superi dei limiti di Pcb o diossine previste per le aree artigianali (5mila microgrammi/ chilo per i Pcb, 100 nanogrammi per le diossine) scatterà la bonifica.
Il recupero dello scalo merci ferroviario segue le coordinate di rigenerazione urbana inseguite dalla Loggia, visto che andrebbe a riqualificare un «vuoto» esistente da anni. Un’operazione che potrebbe dare il via ad altri investimenti sull’intero quadrante sud-ovest, che dalla Fiera passa per la degradata via Orzinuovi. Tra Comune e committenti è in via di definizione il protocollo d’intesa per le opere compensative, a scomputo sugli oneri di urbanizzazione. Interventi importanti (per un controvalore che può sfiorare i 5 milioni di euro) riguarderanno la viabilità, visto che l’accesso alla Piccola Velocità avverrà esclusivamente attraverso via Chiesanuova (traversa di via Orzinuovi).
Il progetto di fattibilità tecnica ed economica predisposto dalla Raum Engineering srl prevede sei tappe: si partirà con la sistemazione del tratto tra via Pietra e via Chiesanuova, per poi riqualificare il tratto di via Orzinuovi compreso tra via Rieti e via Chiesanuova, quello tra via Orzinuovi e la tangenziale Ovest, e quello di via Dalmazia. Ci saranno anche diversi collegamenti ciclopedonali a sud di via Orzinuovi, a beneficio del quartiere (via Fura compresa). Non solo. Terminal Alptransit srl e Mercitalia Logistics doneranno al comune di Brescia un’area esterna di 10mila metri quadri — attualmente in abbandono— che verrà «riforestata adeguatamente con specie arboree autoctone». Un insieme integrato di interventi compensativi «con la finalità di restituire alla città un’area viva, dotata di una qualità paesaggistica maggiore di quella odierna» si legge nello studio di impatto ambientale.
La stessa Loggia da anni vede favorevolmente l’investimento sulla Piccola Velocità, anche perché ci sarebbe la possibilità di bonificare
Un volano per il quartiere
La rigenerazione di questo «vuoto» urbano potrà innescare il recupero di ex fabbriche (come la Pietra) ma anche di edifici residenziali
un altro pezzo di città senza utilizzare le mai sufficienti risorse pubbliche (qualcosa di simile avverrà sulla discarica di via Caprera, a sud del Palaleonessa, dove dovrebbe sorgere il nuovo eliporto del 118). Nello stesso piano di governo del territorio l’amministrazione comunale auspica «la parziale rifunzionalizzazione dello scalo» visto che insieme ad altre aree limitrofe, «è infatti parte di piani e programmi volti alla riqualificazione di una porzione di città caratterizzata dalla presenza di numerosi spazi, prevalentemente industriali, dismessi e degradati». La rigenerazione dello scalo «si pone come un’occasione per innescare o relazionarsi con le nuove dinamiche al contorno, divenendo un elemento di cerniera fisico-culturale anche grazie alla storica localizzazione strategica». Per i proponenti l’intervento non potrà altro che migliorare il paesaggio urbano, facendo quindi da volano anche per certi abitati limitrofi (si pensi alla parte peggiore di via Dalmazia). E anche via Orzinuovi potrebbe beneficiarne: magari avrebbe più chance di recupero la stessa ex Pietra, fatiscente rudere industriale abbandonato da anni (magari per la stessa logistica). La rinascita del quadrante sudovest si completerebbe — se andrà in porto il disegno della Loggia — con il futuro passaggio del tram che collegherà Palaleonessa e Fiera alla stazione e al centro città.