Nuovi media, anche la Chiesa costretta a ripensarsi
Se strumenti e scenari della Rete modificano la comunicazione educativa, la comunità cristiana non può percepirsi estranea al cambio di paradigma: ne va della efficacia della pastorale, ossia della possibilità di portare al mondo la «buona notizia» della Rivelazione.
Da questo assunto muove la ricerca curata dal teologo e vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla e dal pedagogista Pier Cesare Rivoltella confluita nel volume dal titolo «Tecnologie pastorali» (Scholé, Brescia 2018), saggio ad opera di tre giovani autori — Eleonora Mazzotti, Alessandra Carenzio, Marco Rondonotti — che indaga natura e peculiarità dei diversi social media rispetto ai media tradizionali e proposte di utilizzo con attenzione alla dimensione educativa e pastorale.
Immersi in un flusso continuo di relazioni e notizie, dobbiamo abbandonare un modello di conoscenza e trasmissione della stessa come momenti separati, per approcciare un’idea di comunicazione che metta in gioco le categorie dell’informazione, della relazione, dell’esplorazione e della partecipazione, tutte costantemente interconnesse tra loro.
Oltre un’ingenua enfasi sugli strumenti o, al contrario, la demonizzazione degli stessi, il libro indica una strada che non si limita a considerare i media come ambienti e strumenti, ma semmai come dispositivo che sollecita la Chiesa a ripensare il proprio significato e il proprio collocarsi nel mondo.
La pastorale 2.0 dei media digitali può cogliere la sfida per far crescere i legami, demediare la comunicazione, ripensare in termini conciliari la Chiesa favorendo l’orizzontalità delle relazioni, creare comunità e proporre in forme nuove una presenza che le minori risorse personali minerebbero.
Il domani ha bisogno di persone che accettino il nuovo, lo sappiano leggere e annunciare prima: visionari che sanno abitare il presente anticipando il futuro prossimo o, in altri termini, uomini e donne capaci di profezia.