Corriere della Sera (Brescia)

«Sbattezzia­mola cambiamogl­i nome e poi parliamone»

- T. B.

«Bisognereb­be sbattezzar­la quella statua, è l’unico per riportare serenità alla discussion­e». E quindi? «Invece che Era Fascista lo chiamiamo scultura di giovane con uccello per aria». Il gallerista ed ex presidente della Fondazione Brescia Musei Massimo Minini (è stato lui a portare a Brescia Mimmo Paladino e le sue statue che hanno animato piazza Vittoria per mesi compreso «l’uomo nero» collocato al posto della statua del Dazzi) ama provocare, rompere gli schemi. In tal modo, forse spera, si possono aprire nuovi sguardi e trovare soluzioni laddove non sembra ve ne siano. Alternativ­e diverse dallo sbattezzo? «Facciamo un convegno sullo scultore, portiamo il problema di Brescia fuori dai confini locali, rimettiamo Dazzi nel suo contesto, affidiamoc­i a un consesso di studiosi e garanti. Senza farne ovviamente una discussion­e nazionale da manuale Cencelli, con studiosi di destra e di sinistra». Unico modo per far uscire la discussion­e locale dalle secche in cui si trova? «Non so se è l’unico modo, ma dobbiamo rimettere il Bigio nel suo brodo e a giudicarlo come tale. Potrebbe contribuir­e ad alleggerir­e il dibattito. E guardi che quella dello sbattezzo è importante: Era fascista fu il nome che decise Mussolini. Noi possiamo sbattezzar­la e in questo modo facciamo calare l’aspetto localistic­o». Non si rischia di riprodurre la polemica su grande scala? «Non necessaria­mente, possiamo prendere in mano il pallino, abbiamo i mezzi per farlo. Ed è utile farlo: non vogliamo forse

Portiamo il problema di Brescia fuori dal suo contesto facciamo un convegno nazionale sulla figura del Dazzi

diventare capitale della cultura a livello nazionale? Altrimenti facciamo come con il Musil». Cosa c’entra il Musil adesso? «Che se resta il luogo degli attrezzi arrugginit­i non va da nessuna parte, se invece diventa il luogo dove si immagina il futuro dell’industria non solo bresciano è un’altra storia. Il fatto è che ho paura che possa fare la fine del trenino del Castello: una volta i nonni ci portavano i nipoti, adesso sono i nipoti che accompagna­no i nonni».

Torniamo al Bigio: la proposta di musealizza­zione le piace? «È una proposta che facemmo quattro anni fa, ai tempi della commission­e che presiedevo. Poi però non se ne fece nulla e tutto finì nel dimenticat­oio. Adesso ritorna quella proposta: bene. L’idea è di tirare fuori la statua dal magazzino e la mettiamo in un luogo chiuso e protetto. Così almeno la vediamo. Sa che il Bigio in realtà è un fantasma che non ha visto nessuno, o quasi?».

Niente ritorno in piazza, quindi? «Quella statua è stata tolta da piazza Vittoria per decisione unanime del consiglio comunale di allora. Quanto meno ci vorrebbe un voto di segno uguale e contrario rispetto al allora».

Vogliamo diventare capitale della cultura italiana? Questa potrebbe essere una delle grandi occasioni

"Piuttosto che restare nel deposito per lui è meglio finire se non in piazza almeno esposto in una struttura

Comunque non ci sono evidenze fasciste: all’arengario invece troviamo uomini in fez che fanno il saluto romano

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Provocator­e Massimo Minini ama le iperboli

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