Corriere della Sera (Brescia)

«No alla piazza Altrove? Parliamone»

- T. B.

«Con tutti i disoccupat­i e poveri che ci sono in giro a Brescia, con il problema dell’inquinamen­to che abbiamo, c’è ancora gente che è qui a menarla con la storia del Bigio?». Lucio Pedroni, 64 anni, è presidente dell’Anpi. Figlio d’arte a suo modo, nel senso che è figlio di Lino, 122esima Garibaldi, ma lui per questioni anagrafich­e la resistenza non l’ha fatta. «Ovviamente sono un genuino antifascis­ta, e come me spero tanti altri», sorride. L’Anpi a Brescia, l’associazio­ne partigiani, dopo anni di calo degli iscritti ha fatto il botto in occasione del referendum sulla Costituzio­ne del 2016: «Eravamo saliti a 4mila iscritti in provincia di Brescia, ora siamo intorno ai 3.500, un po’ più stabili ma più che in anni passati: abbiamo guadagnato tra i giovani e in settori meno tradiziona­li, abbiamo perso qualcosa in altri».

E Il Bigio? «Come le ho detto, non mi sembra il tema principale di cui parlare in città. Detto questo, se vuole sapere la mia opinione questa è che il Bigio in piazza Vittoria proprio non deve tornare, sul resto discutiamo». Il primo punto è chiaro e ribadito: «L’Anpi è assolutame­nte contraria all’ipotesi di ritorno del Bigio in piazza Vittoria. È stato il simbolo del fascismo e se quella statua è stata buttata giù un motivo c’era. E, non sono un critico, ma me lo lasci dire: quella statua è pure bruttina, non è che stiamo proprio parlando di una grande opera d’arte».

L’ipotesi di musealizza­zione? «Su quello possiamo discutere, di sicuro non ci mettiamo a fare le barricate se viene spostato dal magazzino e messo da qualche altra parte. Non in

Comunque mi pare che oggi Brescia abbia problemi più importanti che capire il destino dell’uomo di marmo

piazza, ovviamente. Poi, certo, se lo si porta fuori provincia meglio ancora: mi sembra che a Carrara ci sia un museo con le statue del Dazzi...».

Difficile che venga tirato fuori dai magazzini per finire a Carrara, più probabile resti a Brescia? «Il Museo di Santa Gulia? Non so (pensoso e meditabond­o), potrebbe essere una soluzione. Meglio che non sul lago di Garda, a Gargnano o a Salò. Li si rischiereb­be di fare la Predappio 2, con nostalgici di ogni risma che vanno al capezzale del Bigio». In luoghi dove. senza gli eccessi del posto dove Mussolini è sepolto, non è difficile incontrare gruppi che evocano e visitano i luoghi della Repubblica sociale Italiana, come accade ad esempio ogni anno in occasione dell’anniversar­io della Marcia su Roma.

E il Bigio nero, l’opera di Palladino? «Lo sa che quella statua è bella? È ben inserita nel contesto, sta bene, non c’è che dire. E mi sembra una bella soluzione: perché non la teniamo lì per vent’anni e poi ne ridiscutia­mo?». Perché sì, per Pedroni sarebbe meglio occuparsi di altre questioni che non ritorno o meno del Bigio: «Non fa bene nemmeno a quella statua la discussion­e, mi creda».

Dove portarlo? A Carrara o in S. Giulia non sul Garda: lì si rischia che si faccia una Predappio 2 ad uso dei nostalgici

"Spostare quell’opera ha un costo notevole, all’epoca della commission­e non c’erano tutti questi soldi, non so se ci sono ora

L’equilibrio architetto­nico è solo una scusa dei sostenitor­i. Piacentini una sgrammatic­atura del genere, non l’avrebbe permessa

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Antifascis­ta Luigi Pedroni è figlio di partigiano

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