«Rimase in piazza solo dodici anni Dov’è la storicità?»
Professore di Storia economia all’università statale, presidente dell’Ateneo di Brescia, Sergio Onger ha fatto parte della commissione che alcuni anni fa dovette occuparsi delle sorti delle statua del Dazzi. La commissione presieduta da Minini, allora presidente della Fondazione Brescia Musei, aveva come componenti i rappresentanti delle Accademie e delle università cittadine.
«Io rappresentavo la Statale e, tutti d’accordo, ritenemmo inopportuno il ritorno in piazza della statua e l’apertura invece alla musealizzazione: quanto detto recentemente dal sindaco Del Bono è quindi perfettamente in linea con quanto suggerito quattro anni fa». Onger, però, non si ferma qui. Ricorda che il documento della commissione considerava «inopportuna la collocazione in piazza Vittoria, onde non rinfocolare polemiche che ne hanno accompagnato l’esposizione fin dall’inizio degli anni Trenta».
C’è una questione di opportunità politica... «Con un certo neofascismo di ritorno non mi sembra proprio proponibile l’ipotesi della ricollocazione in piazza della statua». E c’è, da buon storico, anche un richiamo alle polemiche di allora. «Quella statua è arrivata agli inizi degli anni Trenta in piazza e ci è rimasta in tutto 12 anni. Dodici anni, ha capito di cosa stiamo parlando? Chi si inventa la storicità di quella statua crea polemiche sul nulla». Onger ricorda inoltre le polemiche che già allora accompagnarono la collocazione della statua, non prevista nel progetto originario. «Fu contestata da tanti fascisti, ci fu anche chi chiese di fare un referendum. Qualcuno polemizzò sui costi eccessivi, ci fu la foglia di fico voluta dal vescovo. Un peccato peraltro perché, non sono storico dell’arte, ma mi sembra che il pisello sia la cosa più riuscita di quella statua». Fuori di battuta, per Onger la statua in realtà c’entra poco con la piazza: «Doveva essere piazza dedicata al 4 novembre e Mussolini chiamò il Bigio l’Era Fascista: che c’entra? E poi, quando l’amministrazione Paroli fece mettere la fontana durante la risistemazione della piazza, la mise pure spostata di un metro e mezzo». Giusto per dire che l’equilibrio architettonico (cavallo di battaglia dei sostenitori) farebbe comunque acqua da tutte le parti, proprio come la fontana. L’affondo finale: «Piacentini, una sgrammaticatura del genere, non l’avrebbe permessa». Ben venga quindi il trasferimento in museo: «O anche in Castello avevamo pensato in commissione. C’è però un problema di cui poco si parla ma non è secondario: spostare quella statua costa tanti soldi. ce n’erano pochi nel 2014, ai tempi della commissione, non credo che ora ve ne siano molti di più».