I ricavi dell’acciaio volano ma la produzione rallenterà
Il fatturato cresce del 26 per cento per le 140 aziende del settore
Il giro d’affari dell’acciaio è in crescita: vale 48 miliardi in tutta Italia, 25 in Lombardia, più di sei a Brescia e provincia.
Nel nostro territorio, le 140 aziende del comparto hanno fatto segnare una crescita di fatturato con un balzo decisivo del 26% (rispetto al 2016). E questo mentre l’asticella italiana si è alzata del 21%. «Brescia sta relativamente meglio della media nazionale perché qui — ricorda Gianfranco Tosini dell’Ufficio studi di Siderweb — gli imprenditori hanno saputo investire e riorganizzare». Ma non è tutto oro quel che luccica.
In questi anni si è chiuso un mercato chiave come l’Algeria, dove i bresciani avrebbero dovuto creare dei loro impianti. Sfruttando prezzi dell’energia più bassi e una produzione in loco che avrebbe azzerato le spese dell’export. Invece i concorrenti sono arrivati: si chiamano Turchia e Qatar. E hanno sottratto una fetta di mercato. La Libia poteva essere un’occasione per il tondo da cemento armato, ma l’eterna instabilità del Paese ha chiuso la porta alle imprese italiane e a una ricostruzione impossibile. Ecco perché è importante che le aziende del settore pensino a «diversificare», come suggerito dal professor Claudio Teodori, docente di Economia aziendale e tra i principali analisti del report «Bilanci d’Acciaio», stilato tutti gli anni per Siderweb su quattromila aziende che lavorano nel mondo dell’acciaio. Produttori – Brescia è una patria –, distributori di questo prodotti e, infine, numerosi utilizzatori: da chi usa il tondo per le costruzioni a chi impiega laminati d’acciaio nei macchinari, dall’automotive agli elettrodomestici.
Ma qual è lo stato di salute di queste aziende? «Negli ultimi anni il fatturato è aumentato. Questo è positivo perché ha permesso di coprire i costi fissi. Il punto è che il valore aggiunto, pur essendo aumentato, è cresciuto meno in proporzione. Vuol dire che l’incidenza sul valore aggiunto è più bassa. E in siderurgia – spiega Teodori – esiste una concorrenza mondiale. Perciò legare il successo soprattutto alla quantità è rischioso».
La qualità del prodotto bresciano «non manca», ma bisognerebbe puntarci di più. Tanto più che, sui numeri, la Cina sovrasta tutti, Unione europea compresa. La qualità è quindi la chiave di volta. «È una variabile che permette di trasferire sui prezzi di vendita alcuni incrementi di costi e mantenere il valore aggiunto» chiarisce il docente dell’Università di Brescia.
I dazi imposti dalla politica di Donald Trump non promettono nulla di buono. E gli esperti parlano di un rallentamento del commercio mondiale. Ma l’anno scorso l’economia globale correva più del previsto (+3,8%) e questo ha trascinato anche le aziende italiane. I fatturati delle ditte dell’acciaio sono passati da ricavi per 40 miliardi a 48.
Le 140 aziende della Leonessa sono cresciute da 5 miliardi di fatturato a 6,3: quasi 600 milioni la sola Alfa Acciai, 162 le Acciaierie di Calvisano, 186 Duferdofin, 525 Feralpi, 298 milioni Lucchini Rs. Ma il dato confortante è il raddoppio dell’utile: i bresciani sono passati da 90 milioni a 197. Tra le migliori aziende siderurgiche italiane per tassi di crescita e redditività, Siderweb ha premiato ieri la “Mtf” di Palazzolo, specializzata nel commercio all’ingrosso di travi, tubolari, lamiere, grigliati e reti. In generale, per Brescia il 2017 è stato un buon anno. E il domani? «Uno dei driver del futuro è l’innovazione» ha assicurato il presidente di Siderweb Emanuele Morandi.
"Teodori La concorrenza mondiale, perciò bisogna puntare di piu sulla quantità e diversificare. La quantità non basta