Corriere della Sera (Brescia)

Bottonaga, l’«anima» del quartiere racchiusa in un libro

- Massimo Tedeschi

Chi non lo conosce lo scambia per un crocevia, poco più che una zona d’ingresso in città, stretto com’è fra ferrovia, strade trafficate (via Dalmazia e via Corsica) e Pilastroni. Chi lo frequenta sa invece che il quartiere di Bottonaga — stretto attorno alle parrocchie di San Giovanni Bosco (i primi salesiani sono arrivati nel 1925) e di Santa Maria in Silva (la chiesa è del 1853) — è uno dei più vivaci della città, con una comunità coesa animata da tanti gruppi (dagli Amici di Bottonaga che compiono cinquant’anni, agli alpini, al gruppo sportivo Bettinzoli).

Solo un quartiere come Bottonaga poteva generare un libro di storia come quello presentato ieri alla biblioteca Rabozzi, presente il sindaco Emilio Del Bono.

«Bottonaga, non solo una storia di amici» (LiberEdizi­oni, pagine 288) è frutto della felice intuizione degli Amici di Bottonaga e dell’assiduo lavoro di Maurizio Zanini. Non un «classico» libro di storia locale ma un racconto corale, un crocevia di tante storie e curiosità in cui si può entrare e uscire a piacimento, cogliendo aneddoti e verità profonde. L’incipit è già una scelta di campo e di metodo: sono «I libri della memoria», ovvero i 24 decani (e decane) di cui Zanini ha raccolto i ricordi. E poi gallerie di immagini, la storia degli «Amici», la toponomast­ica e i monumenti, le cascine e i giochi. I contributi di Fausto Lorenzi (patrimonio artistico), Andrea Busi (speleologi­a urbana) e Luciano Lussignoli (urbanistic­a) impreziosi­scono un volume che il sindaco ha definito «bello ricco e originale» grazie alle tante biografie, perché «le città sono la loro densità umana».

Una miniera di curiosità è, nel volume, la cronologia per la quale Zanini ha attinto da fonti disparate: archivi e libri, quotidiani e diari. Si va dal febbraio 1181, quando un Davit de Monte Maioro fu investito di una pezza di terra «posta in Butenaga», al 24 dicembre 2009 quando si inaugura un presepe di Raimondo Gheno. In mezzo, tanti volti: quello tragico di Astolfo Lunardi e Marino Bettinzoli, martiri dell’antifascis­mo, e quello popolare di Alberto Fumagalli che giocò nel miglior Brescia; le riprese da «La polizia sta a guardare» girato in zona nel 1973 e le note dei «Teddy boys», complesso rock del 1963; il pappagallo regalato alla figlia di Francesco Folonari, che donò le aree per la parrocchia, e gli scandalosi volantini della rivista Abc» lanciati nel 1967 sulla zona. Ne esce «il profumo del quartiere» e — per dirla con Zanini — la consapevol­ezza che «la Storia la facciamo noi che ci viviamo, quelli che ci sono vissuti e quelli che vivranno».

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Di corsaLa partenza della corsa campestre dal cortile dei salesiani, foto del 1957

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