«Caso mense», l’appello dei 184 prof contro il sindaco
Il «caso mense» a Lodi si sposta alle cattedre. Una fronda degli insegnanti contro il sindaco Sara Casanova (la quale li accusa di essere «politicizzati») è partita il 31 ottobre e ieri aveva raggiunto 184 firme. La richiesta alla giunta leghista è revocare il regolamento sulle tariffe scolastiche agevolate, guerra di nervi che a Lodi dura ormai da inizio settembre e che ieri mattina si è spostata nell’aula del giudice Nicola Di Plotti a Milano dove si è discusso il ricorso delle associazioni Asgi e Naga che hanno citato in giudizio il Comune di Lodi per discriminazione (la sentenza dovrebbe essere depositata in entro 2-4 settimane). A promuovere la nuova azione contro palazzo Broletto è Liliana Cozzi, insegnante di educazione fisica, che con sé ha portato 134 colleghi di materne, elementari, medie e superiori. «La mensa è scuola a tutti gli effetti — sottolineano — : ma se in questo tempo comune si introduce una separazione che sottolinea una diversità di censo, di nazionalità, di etnia, di cultura è così che verrà colta dai bambini, sia quelli allontanati dalla mensa che quelli che in mensa sono privati dei propri compagni. E noi siamo costretti a usare le parole “italiano” e “straniero” come etichette di divisione, dopo che siamo stati formati a bandirle dal nostro vocabolario di educatori». La lettera ha fatto sensazione e il Coordinamento Uguali Doveri l’ha pubblicata sulla propria pagina Facebook invitando altri insegnanti ad aggiungersi. Ora le firme sono più di 180. Chi non ha gradito la posizione degli insegnanti è il sindaco Casanova: «Nessuno è stato costretto a mandare a casa alunni all’ora di pranzo e a dividere i bambini: i docenti tengano fuori dalla scuola le proprie personali idee politiche e continuino a svolgere il proprio compito educativo».