Dalla foto al quadro La galleria «mossa» di Renato Barilli
Dopo una certa età si può sentire il bisogno di ritracciare le proprie radici e recuperare relazioni interrotte. È accaduto a Renato Barilli, classe 1935, cattedratico di storia e critica d’arte al Dams di Bologna, autore di innumerevoli saggi artistici e letterari, curatore di esposizioni e rassegne. Infatti quando è andato in pensione, nel 2010, si è fatto risentire il suo primo amore: quello per la pittura. Perché Barilli, diplomato all’Accademia bolognese di Belle Arti nel 1959, aveva iniziato col dipingere, ma poi dal ‘62 si era incamminato su un’altra strada. Oggi una selezione della sua recente produzione arriva alla Permanente con la mostra «Renato Barilli. Visti da vicino», 70 tempere su carta che rappresentano ritratti di personaggi della cultura, autoritratti e gruppi di famiglia (vernice su invito stasera ore 18, via Turati 34, fino al 28 novembre, ingresso libero).
L’autore va a ritroso: lui, che aveva teorizzato l’abdicazione dell’arte alla sua funzione mimetica, torna a credere nelle immagini figurative. Non è però un’operazione nostalgia ma una sorta di resurrezione riveduta e corretta. La «vecchia signora», come Barilli stesso definisce la pittura, torna in auge con un correttivo up to date: il punto di partenza per ogni opera è uno scatto realizzato con il cellulare, ma all’effimera sembianza digitale l’autore restituisce con i pennelli spessore e concretezza. Ma le personalità ritratte emergono dalle forme e dai colori attraverso uno specchio volutamente infedele, un’inquadratura volutamente mossa. Perché va bene tornare alla tradizione, ma con prudenza. Giovedì 15 alle ore 18 il professor Barilli terrà in Permanente una conferenza sul tema «La ripetizione differente e il postmoderno», introduce Franco Marrocco.