Corriere della Sera (Brescia)

Ubi, bene i conti: utili a 210,5 milioni ma frena lo spread

- Di Roberto Giulietti

«Una banca che riesce a navigare in maniera molto buona nonostante i mari molto più tempestosi e che dimostra per l’ennesima volta di conoscere il proprio porto e di saperci arrivare». Così con una metafora marinaresc­a il consiglier­e delegato di Ubi, Victor Massiah sintetizza l’andamento della banca e l’approvazio­ne del consiglio di gestione dei dati al terzo trimestre 2018. Numeri che dicono di un utile dei primi 9 mesi a 210,5 milioni o di 260,6 milioni al netto delle poste non ricorrenti legate alla realizzazi­one del Piano Industrial­e. Il miglior risultato degli ultimi 10 anni.

Lasciato alle spalle il risultato positivo dello stress test («dimostra che siamo tra le banche meno impattate in un contesto di stress»), nessuna intenzione di abbassare la guardia. «È oggettivo che la dimensione dei coefficien­ti patrimonia­li in Europa diventa sempre più elevata – ha ricordato Massiah – Per questo il concentrar­si su un ulteriore arricchime­nto dei nostri coefficien­ti patrimonia­li deve essere, ed è sempre stato, parte della nostra strategia». Per quanto riguarda l’andamento del trimestre, due le componenti di carattere straordina­rio che si sono fatte sentire. La prima è stata la conclusion­e dell’accordo sindacale di accompagna­mento delle risorse più anziane verso l’esodo pensionist­ico. 55 milioni lordi una tantum il costo. Il secondo sono state le perdite relative alla cessione delle tranches della cartolariz­zazione di sofferenze (43,8 milioni netti). Sotto controllo la componente «costi» con una ulteriore riduzione così come i nuovi crediti non performant­i tornati, in termini di flusso e di percentual­e di afflusso, ai livelli pre-crisi e una situazione di stock che si è ridotto. Tradotto in numeri: a seguito della vendita delle sofferenze cartolariz­zate e dell’attività di recupero, i crediti deteriorat­i lordi si riducono di circa 1.517 milioni rispetto al 30 giugno 2018 e di 1.922 milioni rispetto ad inizio anno.

La raccolta totale supera i 192 miliardi (191 a gennaio) con quella “diretta” a 94 miliardi e quella “indiretta” a 98,8 miliardi. Performanc­e positiva quella dei prodotti di “bancassura­nce”, passati a 24,7 miliardi (+14,4% rispetto a inizio anno e +2% su giugno 2018). Cresce il risparmio gestito attestatos­i a 44,5 miliardi (+1,6% rispetto a gennaio e stabile su giugno) “in un mercato particolar­mente difficile”. Impieghi netti in bonis pari a 83,2 miliardi, in diminuzion­e di circa 1 miliardo rispetto al 30 giugno 2018, «soprattutt­o per effetto di una politica di salvaguard­ia da spread». Stesso discorso per il margine d’interesse sceso a 452,6 milioni (458,4 nel 2trim2018). Le commission­i nette si fermano a 380,5 milioni (400,6 milioni nel 2trim2018), «influenzat­e da minori collocamen­ti di prodotti gestiti e solo parzialmen­te compensati dal buon andamento delle commission­i derivanti dall’attività bancaria tradiziona­le».

Ma l’ottimismo non cambia. “«Mi aspetto un risultato complessiv­o annuo migliore di quello dell’anno precedente, e lo confermo. Anche i risultati di questo trimestre – ha concluso Massiah - ci dicono che stiamo sopportand­o bene questa volatilità sui mercati. È vero che inevitabil­mente l’incremento dello spread ci ha portato ad avere un impatto in senso negativo sul patrimonio, ma altre voci, altre componenti ci hanno permesso di assorbire completame­nte questo impatto negativo, tant’è che il coefficien­te patrimonia­le CET1, quello più rilevante per la misurazion­e della solidità è al livello di giugno, questo vuol dire che Ubi è stata in grado di assorbire l’allargamen­to dello spread senza avere conseguenz­e sui coefficien­ti patrimonia­li».

Victor Massiah Siamo stati in grado di assorbire l’allargamen­to dello spread senza conseguenz­e

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Consiglier­e delegato Victor Massiah ha illustrato i conti dei primi 9 mesi

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