PRESCRIZIONE DA SOLA NON BASTA
In tema di prescrizione credo sia opportuno ragionare sulla base di esperienze concrete. Parto dalla mia esperienza ovvero la Corte d’appello di Brescia, Corte dove la percentuale di prescrizioni, con sentenza in generale predibattimentale, arriva quasi al 25%. Il problema delle Corti non è prevalentemente la pendenza dei processi, ma l’enorme difficoltà a curare la fase successiva riguardante il post dibattimento e l’esecuzione. Per fare dei numeri relativi ovviamente alla Corte che presiedo oggi abbiamo circa 6.000 pendenze, un buon risultato (frutto di un eccezionale sforzo ed impegno di magistrati e personale) se si tiene conto che nel 2011 eravamo arrivati a 11.000, ma quanto più preoccupa è il numero di sentenze in attesa di notifica (circa 3.000) e da eseguire, in numero analogo. Ciò è derivato dalla drammatica scopertura di personale amministrativo, anche oltre il 30%, avutasi in questi anni, che aveva fatto sì che venivano affrontate e curate solo le urgenze. Anche in relazione alle pendenze quando sono arrivato poco più di due anni fa più di metà riguardavano fascicoli iscritti prima del 2013. Con l’arrivo dei nuovi assistenti, segno di un chiaro mutamento di politiche che non possiamo che sperare che continui, ora c’è una seria possibilità di recuperare l’arretrato.
L’intervento sulla prescrizione, al di là del fatto che riguarderà soltanto i reati commessi successivamente alla modifica normativa, e che pertanto ne beneficeremo solo tra qualche anno, può aiutarci in quanto presumibilmente disincentiverà una quota di appelli puramente dilatori, anche se i tassi di impugnazione, un po’ inferiori rispetto a quelli nazionali riguardano solo il 23,08% (dato 2016 -2017) delle sentenze emesse nel distretto (comprese n.d.p. e assoluzioni). Non è comunque risolutivo. Il primo problema è quello di avere un ulteriore forte innesto di personale e di personale qualificato, il cui ruolo è essenziale in particolare nel settore penale. Se ciò venisse fatto potremmo in tempi ragionevoli eliminare l’arretrato. Il blocco della prescrizione comunque interverrebbe su una fascia estremamente limitata di procedimenti, dato che nell’ultimo anno giudiziario nel distretto a fronte di circa 1000 sentenze di prescrizione dichiarate in Corte si sono avuti 7000 decreti archiviazione e quasi 1300 sentenze di non doversi procedere per tale causa negli Uffici Gip e dibattimento penale dei Tribunali del distretto. Se si tratta di un primo passo, accompagnato da una forte iniezione di risorse in particolare come personale amministrativo, è più che ragionevole, se si pensa possa essere la soluzione è gravemente errato. La realtà è che occorre ripensare radicalmente il processo e in particolare le impugnazioni. Il nostro sistema afflitto da panpenalismo non è in grado di far fronte in modo efficace all’enorme carico penale. Ciò è stato aggravato dalle tendenze produttivistiche diffusesi negli uffici giudiziari con un enorme numero di citazioni dirette che ha prodotto percentuali estremamente elevate di assoluzioni. A fronte di ciò la prescrizione viene ad avere l’effetto calmieratore e di tenuta del sistema che per oltre quarant’anni avevano avuto le periodiche amnistie. Contenerla con la sospensione dopo la sentenza di primo grado ha un senso di giustizia, ma nel contempo non illudiamoci che risolva i problemi, dato che la diminuzione di impugnazioni rischia di essere compensata dall’aumento delle pendenze per processi non più definibili per prescrizione. Da ciò una valutazione che inevitabilmente è complessa, ma che rimanda alla necessità di una radicale revisione di un sistema che funziona male e che oggi richiede a più soggetti enormi sforzi con risultati insoddisfacenti.