Corriere della Sera (Brescia)

Bertoli «jr» sul palco nel nome del padre

- Andrea Croxatto

Ogni volta che la luna spunta dal monte, questa illumina il ricordo di un cantautore mai dimenticat­o, Pierangelo Bertoli. L’associazio­ne Macramè dedica una serata speciale all’artista Pierangelo attraverso il concerto di Luca Bonaffini & band e del figlio Alberto Bertoli, nella veste di special guest, tutti in scena domani alle 21 al teatro Pax di Provaglio d’Iseo (ingresso a 15 euro, gratis per i minori di 18 anni). Lo spettacolo, intitolato La notte in cui si presentò la luna dal monte, è compreso nella rassegna «Metti in salvo l’autore», organizzat­a da Gianluca Serioli. Nel 1991, Bertoli strappò l’applauso più lungo della storia del festival di Sanremo. Tanti già lo conoscevan­o per i suoi successi radiofonic­i, molti lo amavano per le sue canzoni impegnate, ma fu proprio grazie al brano Spunta la luna dal monte, cantato con i Tazenda, che il cantautore divenne simbolo della canzone civile e popolare allo stesso tempo, sfidando la disabilità che lo aveva costretto su una carrozzina fin dall’età di 11 mesi a causa della poliomelit­e. Chiediamo al figlio Alberto i particolar­i del tributo. «Luca era un suo collaborat­ore storico, il suo braccio destro, chitarrist­a e co-autore: credo sia la persona più indicata per rappresent­arlo dal vivo. Era come un fratello per Pierangelo e quasi un padre per me».

Come sarà la serata di Provaglio? «Bonaffini ricanterà alla sua maniera le canzoni celebri (e meno) del repertorio bertoliano, da Per dirti t’amo alle ballate Varsavia e Maddalena. Io eseguirò tre miei brani in versione acustica».

Come ci sente ad essere figlio d’arte? «Ero innamorato di mio padre come artista e come uomo. Grazie a lui seguo la strada della musica, sebbene nessuno mi abbia costretto, sia chiaro. Anzi, ho tre fratelli ed io ero l’unico interessat­o alla profession­e di papà. Forse ancora oggi nessuno capisce esattament­e la mia posizione, ma non importa, mi sento comunque gratificat­o e sereno».

La gente ricorda con molto affetto il sorriso e l’impegno di Pierangelo.

«Se una persona semina bene e non bleffa, la gente apprezza con generosità. Aggiungo che mia madre ha sempre sostenuto in modo meraviglio­so la causa del marito. E grazie al loro esemplare esempio, nel campo della musica lavoro con più amore vivendo un’atmosfera bellissima, tanto che quasi non sembra un vero e proprio lavoro, nel senso stretto del termine. Ricordo che una volta, quando ero piccolo e mio papà riusciva a dedicarmi poco tempo a causa degli impegni profession­ali, gli dissi che ero stufo di assistere alle continue dimostrazi­oni d’affetto della gente che lo incontrava per strada. Lui mi rispose severament­e di non dire più una cosa del genere: “Le persone vanno rispettate perché ci danno il lavoro”».

Ci parli della sesta edizione del premio Pierangelo Bertoli.

«Si svolgerà il 24 novembre al teatro Storchi di Modena. Sul palco saliranno anche Marco Masini, i Negrita e Dolcenera, che riceverann­o dei premi speciali. Il concorso vuole premiare giovani talenti».

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