Assemblea Aib Pasini: il governo ci ha abbandonato
«C’è l’allarme Brescia: dopo la crescita siamo in una fase di rallentamento»
C’è uno scollamento tra la politica e l’Italia che produce — ha detto il presidente Giuseppe Pasini — ma «noi ci faremo sentire». Anche perché a Brescia l’economia rallenta.
È la parte «meno istituzionale» della relazione del presidente di Aib Giuseppe Pasini, quella «dello scenario da bollino rosso», quella «se oggi la politica non ci ascolta, ci ascolterà perché non mancheremo di farci sentire», a stimolare la platea dell’assise degli imprenditori bresciani. Una relazione, quella ascoltata ieri all’assemblea al Brixia Forum, dove si è data voce a quelle incertezze e preoccupazioni che in molti, tra gli associati, vivono. E allora la condivisione per la «lontananza del Governo» abbinata allo «scollamento con l’Italia che produce», si traducono in applausi. L’amarezza, se possibile, aumenta quando vengono elencati i tanti «numeri e non i post sui social» che «fanno di Brescia uno dei motori più forti dell’economia italiana». Gli imprenditori lo sanno di far parte di un sistema che assicura il secondo prodotto interno lordo della Lombardia ed il quinto in Italia anche esportando mediamente il 60% della propria produzione e di macinare export da record come gli 8,6 miliardi fatti registrare nei primi sei mesi con un +9,1% rispetto allo scorso anno. E se non bastasse c’è quel miliardo e 100 milioni di investimenti del 2017 che «non sono finiti nelle nostre tasche ma nelle nostre imprese per renderle più solide e competitive» con l’obiettivo di creare valore da trasferire anche alla collettività. Ma questo sembra
"Pasini La manovra non è fatta per la crescita ma per l’assistenzialismo. I 10 miliardi del reddito di cittadinanza andavano messi su Industria 4.0 o formazione
essere il passato perché anche a Brescia le imprese hanno sentito lo stop della produzione industriale dell’ultimo trimestre. A preoccupare sono le ombre lunghe sulle performance del Paese. A certificarlo una recentissima indagine tra 300 associati Aib dove è stato chiesto un parere sulle recenti decisioni in materia di politica economica. L’80% giudica «negativamente» o «molto negativamente» le azioni fin qui fatte dal Governo con il decreto dignità, sugli investimenti privati, su quelli pubblici e sulle infrastrutture ma anche sul sistema pensionistico e «quota 100».
«C’è una grande preoccupazione sulle prospettive di crescita economica nel breve e medio periodo – ha sottolineato Pasini -, e si teme per la salute dei conti pubblici». Non piacciono neanche le «misure assistenzialistiche. Non vogliamo un Paese in cui è preferibile un sussidio ad uno stipendio, un Paese in cui non si mette l’efficienza
tra gli obiettivi. Così si crea solo dipendenza e altra povertà». Soprattutto mettendo sull’altro piatto della bilancia i tagli, ad esempio, alle risorse per l’alternanza scuola – lavoro. «Ma non c’è solo la formazione ad aver subito tagli. Per Brescia – ha aggiunto il presidente di Aib – industria 4.0, la trasformazione digita- le è un’opportunità unica. Non si tratta di rivedere aliquote o di trattare sugli incentivi. Qui stiamo parlando della necessità di avviare un’evoluzione culturale che va oltre i macchinari. Mi riferisco ad un sistema economico che può contare su tutta l’esperienza di chi è da anni in azienda e sulle potenzialità dei più giovani». E allora ecco il «no» ribadito dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia «alla scelta di togliere il super ammortamento, al taglio dell’iper ammortamento e al dimezzamento del credito d’imposta su ricerca e sviluppo. Per contro, introduce l’innovation manager che è un palliativo. Sappiamo benissimo che le Pmi non hanno risorse organizzative per integrare questa figura professionale. Ci si dovrà rivolgere alla consulenza con nuove partite Iva, e questo è un vero controsenso». Ma non solo. «Possiamo davvero pensare ad un Paese moderno se si mettono continuamente in discussione il piano di investimenti e i progetti per le infrastrutture già autorizzate e, in alcuni casi, già cantierizzate?».
In altre parole, «fare l’imprenditore oggi è più difficile di quanto non fosse ieri. E se questo è il quadro che abbiamo davanti, non lo sarà neppure domani. Abbiamo però – ha concluso Pasini - la possibilità di trasformare le nostre idee in progetti concreti. Non si tratta solo di costruire capannoni o installare macchine, si tratta di mettere in moto un sistema che produce benessere per la collettività».
"Boccia Si pensa che peggio di così non si possa andare, ma se si fanno errori si può andare indietro Speriamo che il Governo recuperi buonsenso