Ecco le ricette di Massiah e Cottarelli
E il sottosegretario al lavoro Durigon assicura: barra dritta sulla manovra
Conseguenze per lo spread a quota 300? Uscita dall’euro? Patrimoniale? Decreto dignità? Domande, perplessità, incertezze, sono stati ieri gli invitati di pietra all’assemblea annuale degli industriali bresciani. A cercare di fare chiarezza sui «numeri» dello scenario economico che costituisce l’humus nel quale si trova quotidianamente a lavorare chi fa impresa, sono stati il consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah e l’economista Carlo Cottarelli.
Conseguenze per lo spread a quota 300? Uscita dall’euro? Patrimoniale? Decreto dignità?
Domande, perplessità, incertezze, sono stati ieri gli invitati di pietra all’assemblea annuale degli industriali bresciani. A cercare di fare chiarezza sui «numeri» dello scenario economico che costituisce l’humus nel quale si trova quotidianamente a lavorare chi fa impresa, sono stati il consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah e l’economista Carlo Cottarelli.
E se il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Claudio Durigon intervenuto telefonicamente all’assise ha ricordato che il decreto dignità «si può migliorare nel tempo», ha anche confermato che il Governo manterrà nei confronti delle critiche arrivate dall’Unione Europea, «la barra diritta sull’impostazione della manovra».
A far tremare i polsi agli imprenditori è anche una possibile risalita dello spread e le ripercussioni sull’economia reale. «Per ora si regge uno spread a 300 ma di certo un clima di incertezza non fa bene all’economia – ha sottolineato Cottarelli – A preoccupare è piuttosto il rischio che fattori esterni come l’aumento del prezzo del petrolio, lo facciano tornare a salire».
Dello stesso avviso Massiah: «Abbiamo retto uno spread a 560 ma è altrettanto vero che se il costo della materia prima delle banche sale, come le imprese lo spalmiamo sui prodotti come il credito. L’importante è cercare di continuare a dare respiro alle aziende per investire e dare occupazione».
Sull’ipotesi di una possibile uscita dall’euro Cottarelli è stato chiaro: «Impossibile e costoso. Siamo lontani da questo scenario anche perché con questa ipotesi ci sarebbero tagli ai salari difficile da spiegare, l’indebitamento salirebbe con tassi che salirebbero del 10%».
Tassi che oggi, dall’osservatorio Ubi, «sono prevalentemente fissi per evitare sorprese». A pesare è piuttosto la dimensione delle imprese che per il 90% fanno ricorso al credito bancario. Le risorse ci sono «si tratta solo di orientarle in modo virtuoso ed efficace». Per esempio, come ricordato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, «la raccolta di risparmio privato che si sta realizzando attraverso i PIR deve andare verso le medie imprese italiane, anche quelle non quotate, quelle virtuose, quelle serie che sono tante in Italia».
«Se non sarà così – ha ribadito Pasini -, non avremo gli effetti attesi nell’economia reale e probabilmente dovremo gestire il rischio concreto dell’ennesima bolla speculativa». Allo stesso tempo occorrerebbe «ampliare il perimetro di intervento del Fondo di Garanzia per le PMI, innalzando l’importo massimo garantito da 2,5 a 5 milioni di euro. In questo modo – ha ricordato il presidente degli industriali bresciani - metteremo nelle migliori condizioni tutte le aziende piccole e medie, che ancora credono nel mercato e nella competizione, di investire e svilupparsi ulteriormente e di cogliere delle nuove opportunità anche sui mercati internazionali».
E dal presidente di Confindustria arriva l’ultima speranza: «Che il Parlamento recuperi buon senso perché solo un futuro di crescita ci può salvare e si rispetti di più chi tutte le mattine apre le fabbriche».