Ford, «mr blues» «Vi presento il mio capolavoro»
Mister blues Robben Ford presenta «Purple house» «Il mio album migliore»
Una vita nel blues. Sì, perché nonostante la molteplicità di influenze, esperienze e sperimentazioni che hanno segnato la sua carriera, per Robben Ford il blues è quello spazio interiore, quello stato d’animo nel quale un uomo con una chitarra può raccontarsi nella maniera più diretta e onesta possibile. Nell’ultimo album, Purple house, il chitarrista californiano, nato a Woodlake ma cresciuto a Ukiah, torna a riappropriarsi di questa semplicità dopo aver fatto tappa, lungo il suo percorso artistico, nel jazz, nella fusion e nel funky. L’lp è uno dei capiti più energici della discografia di un artista dal talento fuori dal comune, che con una sei corse, dalla seconda metà degli anni ‘60 ad oggi, ha saputo condividere il palcoscenico con tanti mostri sacri del blues, del jazz, del pop e del rock: Miles Davis, i Kiss, Burt Bacharach e Muddy Waters. E poi: George Harrison, Michael McDonald, Joni Mitchell. Stasera musicista americano, cinque volte candidato ai Grammy e santificato tra i 100 migliori chitarristi del ventesimo secolo dalla rivista Musician, presenta Purple house, alle 20.45, al Teatro delle Ali di Breno (il concerto è sold out. Lista d’attesa per i biglietti «liberati». Info: 0364.321431; teatrodelleali.com). Sul palcoscenico camuno Ford, portato in tour in Italia dalla D’Alessandro e Galli, sarà accompagnato da una super band composta da Casey Wasner, chitarra e cori, Ryan Madora, basso e cori, e dal batterista Derrick Phillips.
Mr Ford, ci racconti qualcosa sul suo nuovo album. Come ha lavorato alle canzoni questa volta?
«Per realizzare Purple house ho trascorso molto più tempo rispetto al solito sul versante della produzione. Le tracce sono state registrate dal vivo con la mia nuova band, che ora mi sta accompagnando in tour. Insieme abbiamo cercato di andare più in profondità del solito, migliorando il suono con gli strumenti e le possibilità che la tecnologia oggi ci mette a disposizione. Sento che queste canzoni sono tra le migliori che abbia mai scritto. Trovare nuovi modi per esprimermi e presentarmi come artista mi piace, è una cosa che mi rende molto felice. Sono certo che questo disco vi sorprenderà».
Il blues continua ad essere un linguaggio molto attuale. Secondo lei cosa contribuisce a rendere questo genere ancora così contemporaneo?
«È una bella domanda; penso che il valore aggiunto sia la semplicità della sua struttura e l’immediatezza dell’intento. Il blues è nato da un bisogno reale, dalla necessità impellente di esprimere qualcosa di molto personale. Mi farebbe piacere ascoltare in giro un po’ di roba vera, onesta. Ma attualmente penso che il blues sia un genere un po’ troppo commercializzato e poco credibile».
Nel 1969, con i suoi fratelli e suo padre, formò i Charles Ford Blues Band. Ha trascorso gran parte della sua vita con una chitarra in mano. Che cosa rappresenta per lei?
«È lo strumento che da sempre utilizzo per esprimere al meglio ciò che sento. In qualche modo è lo strumento per me. Ne ho provati tanti altri, sai? Ma la chitarra mi si adatta perfettamente».
Afflato Vorrei ascoltare roba onesta. Ma il blues è ora poco credibile