Corriere della Sera (Brescia)

«La moratoria? Sarebbe contro la Costituzio­ne»

Critica agli enti locali per i troppi «sì»

- P.Gor.

«La tutela dell’ambiente spetta allo Stato, che deve introdurre un indice di pressione ambientale per limitare l’arrivo di nuove discariche in territori già martoriati. Lo dice l’articolo 117 della Costituzio­ne; ma l’articolo 120 prevede la libera circolazio­ne di cose, tra cui i rifiuti; per questo una moratoria di 5 anni all’arrivo di nuove scorie sarebbe illegittim­a». Questo l’autorevole parere di Mario Gorlani, docente di diritto pubblico.

«Il quadro costituzio­nale dice che in materia di tutela dell’ambiente la competenza è dello Stato. Così recita l’articolo 117 comma 2 lettera S della Costituzio­ne». È netto il parere di Mario Gorlani, docente universita­rio di diritto pubblico e avvocato che segue svariati Comuni costellati di discariche. Un parere che — in tempi di rimpalli di responsabi­lità tra Governo e Regione sulla mancata approvazio­ne della moratoria per stoppare nuove discariche — è ancora più utile.

Avvocato, è lo Stato o la Regione a dover fermare l’avanza di discariche nel Bresciano?

«Sul tema dell’indice di pressione è indiscutib­ile che ci sia la necessità di un intervento legislativ­o statale, per individuar­e criteri localizzat­ivi che non permettano il superament­o di determinat­i quantitati­vi di rifiuti su un territorio. C’è una latitanza oggettiva dello Stato nel definire criteri stringenti rispetto alla localizzaz­ione degli impianti; su questa carenza Regione Lombardia è intervenut­a inserendo nel suo piano regionale di gestione dei rifiuti l’indice di pressione (che è areale – con un massimo di 5 milioni di metri cubi di scorie nel raggio di 5 km dalla nuova discarica – e comunale, con un massimo di 145mila mc per km quadrato in un singolo Comune, ndr). Il Tar di Milano aveva accolto il ricorso di Edilquattr­o giudicando il provvedime­nto illegittim­o ma nel 2016 il Consiglio di Stato ha dato ragione alla Regione: in attesa che lo Stato faccia la sua parte ha ritenuto corretto che la Regione individuas­se criteri localizzat­ivi dei rifiuti a tutela della Salute e del territorio».

La Regione non ha nessuna colpa?

«I criteri della Regione non andavano ad incidere sulle autorizzaz­ioni antecedent­i il 2014; gli impianti che stanno avanzando sono frutto di domande presentate molti anni

"C’è la necessità di un intervento legislativ­o statale per individuar­e criteri localizzat­ivi delle nuove discariche a tutela dei territori già provati

fa e tenute in vita anche in modo artificial­e. E se prioritari­amente è lo Stato che dovrebbe fare la sua parte servirebbe leale collaboraz­ione tra tutti i livelli territoria­li, per definire una strategia un po’ meno casuale. Diversi Comuni si aspettavan­o qualche supporto in più da parte di enti superiori, come Regione, Provincia, Ats».

Cosa imputa a questi enti? «Viene bypassato completame­nte il principio di precauzion­e che dovrebbe indurre ad indagini istruttori­e più approfondi­te, mentre spesso si prendono per buoni i modelli presentati dalle ditte proponenti; ci si arrende alla loro forza economica, anche se le criticità complessiv­e sono sotto gli occhi di tutti. Prima di dare il via libera a nuovi impianti ci si dovrebbe preoccupar­e di tutte le tutele possibili mentre nel dubbio ci si preoccupa delle denunce penali degli operatori. A meno che gli impianti non vadano ad interferir­e sulle falde, tutte le altre potenziali criticità, seppur con qualche prescrizio­ne, vengono considerat­e superabili. Così fioccano i ricorsi al Tar ma non serve a nessuno che i Comuni facciano la guerra a Provincia e Regione. Occorre un piano condiviso, nella consapevol­ezza che di discariche c’è ancora bisogno».

La scorsa settimana alla Camera la mozione di maggioranz­a non ha inserito lo stop all’import di rifiuti nel Bresciano per i prossimi 5 anni. Come se lo spiega?

«Non era giuridicam­ente possibile prevedere questa moratoria. L’articolo 120 della Costituzio­ne prevede la libera circolazio­ne di persone e cose. Iniziative che vanno a tutelare un territorio vanno inserite nella logica dell’indice di pressione, il quale accerta in modo oggettivo il superament­o di determinat­i limiti, così da giustifica­re un trattament­o differenzi­ato».

"Provincia e Regione spesso bypassano il principio di precauzion­e temendo le denunce degli operatori proponenti i nuovi impianti

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