Tonali, vana attesa: esordio rimandato in Nazionale
Per il gioiellino del Brescia Calcio una partita vista tutta dalla panchina L’esordio, dato per certo, contro gli Usa nella Nazionale di Mancini è stato rinviato
I famigliari sugli spalti insieme a tanti amici di S.Angelo Lodigiano. Davanti alla tv tanti bresciani in attesa di vedere l’esordio nella nazionale di Mancini del gioiello delle rondinelle Sandro Tonali, classe 2000 e talento da vendere. Un talento che ieri, nell’amichevole finita 1-0 per l’Italia contro gli Usa è rimasto ben coperto in panchina.
Parlare di delusione può sembrare persino eccessivo quando si parla, è sempre bene ricordarlo, di un ragazzo di 18 anni, 6 mesi e 12 giorni. Ma all’esordio di Sandro Tonali in azzurro, quello vero, dei «grandi» (al giocatore del Brescia, protagonista con l’Under 19, manca ancora un gettone anche in Under 21), ci credevano tutti. Lui per primo, dopo gli elogi pubblici e privati di Roberto Mancini e qualche parola, detta domenica dopo la tribuna contro il Portogallo, che aveva fatto presagire un esordio pressoché certo. Per il debutto, invece, bisognerà aspettare. Non è stata Genk, nelle Fiandre, la terra promessa. Non è stato il 20 novembre 2018 il giorno della storia per Tonali e per le Rondinelle: il digiuno continua, 2.926 giorni oggi dopo il gettone di Alessandro Diamanti il 17 novembre 2010 contro la Romania. Per gli amanti dei record e dei numeri, è arrivata persino la beffa: Moise Kean, nato il 28 febbraio 2000, due mesi e otto giorni prima di «Sandrino», è entrato al minuto 62 al posto di Berardi togliendogli la possibilità di essere il primo «Millennial» della storia in maglia azzurra. Un controsenso, dato che il pur bravo attaccante della Juventus quest’anno ha messo assieme solo uno spezzone in Champions League mentre il coetaneo gioca da protagonista indiscusso in Serie B. Sandro, da ragazzo maturo, ha nascosto quel pizzico d’amarezza con l’urlo di gioia collettivo arrivato allo scadere, grazie alla rete di Politano che ha interrotto la lunga astinenza da gol di una nazionale con tanto gioco, buone idee, piedi buoni e giovani interessanti cui manca, in attesa della redenzione di Mario Balotelli, un finalizzatore affidabile. Non lo è stato nemmeno Kevin Lasagna, bresciano d’adozione, cresciuto (rimanendo persino in panchina) nei tornei notturni della provincia sino a cinque anni fa, prima del decollo nei professionisti. Tonali aveva passato la sera della vigilia giocando online alla playstation contro i coetanei che ancora militano nella Primavera del Brescia e sperano a breve di raggiungerlo tra i «grandi»: un rito, un modo per sentirsi come a casa e scaricare la tensione, inevitabile in giorni del genere anche per un ragazzo (in apparenza) di ghiaccio come lui. Ha poi iniziato a scaldarsi attorno alla mezz’ora, imbacuccato nella tuta e nella cuffia della nazionale, abbigliamento a lui più affine rispetto alla giacca e cravatta d’ordinanza indossata in questi giorni (la fotografia pubblicata ieri dal Corriere, mentre scende le scalette dell’aereo all’arrivo in Belgio, ora è l’immagine del suo profilo Facebook). Mancini ha cambiato piano in corsa, convinto dalla buona partita del sassolese
Stefano Sensi, preferito alla Rondinella nel ruolo di playmaker. L’omologo di Tonali è stato il migliore in campo ed è così rimasto in campo sino al novantaquattresimo. A Sandro resta la possibilità, già sabato a Venezia, di ritrovare il feeling con il campo indossando la V bianca. Più forte di prima. Perché questi nove giorni magici, anche senza la ciliegina sulla torta, lo hanno rafforzato e non indebolito.