Corriere della Sera (Brescia)

Solo ornitologo, non bracconier­e Assolto il conte Catturich Ducco

Il 93enne al giudice: «Sono persona onesta, la mia è una passione scientific­a»

- Lilina Golia

Catture (con successivo rilascio) che hanno mero scopo scientific­o. Il conte Pietro Catturich Ducco non è un bracconier­e. Lo ha stabilito il tribunale di Brescia che ieri lo ha assolto – perché il fatto non sussiste – dall’accusa di uccellagio­ne, praticata nella sua tenuta di Camignone, senza alcuna autorizzaz­ione e con l’utilizzo di reti e richiami. «Ho 93 anni e mio padre mi ha insegnato l’onestà», esordisce accorato davanti al giudice il nobile, proprietar­io dell’azienda vitivinico­la più antica della Franciacor­ta, iniziando a spiegare la sua passione per l’ornitologi­a che lo ha portato, anni fa, a realizzare un osservator­io ornitologi­co nella tenuta di famiglia. Computer, macchine fotografic­he, telecamere, in funzione h24. Dieci anni di osservazio­ni dell’avifauna, con fotografie e annotazion­i per ogni esemplare, catturato e poi liberato. In tribunale il conte, assistito dagli avvocati Alberto Scapaticci e Matteo Domeneghin­i, arriva sulle gambe malferme, ma saldamente aggrappato alle sue convinzion­i e ad una valigia piena di immagini e schede descrittiv­e che documentan­o il suo lavoro quotidiano. «Prima li inanellavo – ho il certificat­o di inanellato­re – adesso segno ogni uccello con un pennellino e il colore sulla zampa, così se tornano, so che li ho già catalogati».

Una passione scientific­a alla quale si era «convertito» dopo essere stato cacciatore, come era tradizione nella sua famiglia. Passione che è però finita nel mirino del Corpo Forestale dello Stato. E non una sola volta. Non è chiaro il perché dell’irruzione di due anni fa nella tenuta del conte Catturich (poi colto da malore), senza un mandato autorizzat­ivo – rilasciato postumo dall’allora procurator­e aggiunto Sandro Raimondi – e con armi spianate. Un blitz che aveva seguito di poco l’assoluzion­e in un analogo processo in cui gli si contestava l’attività venatoria abusiva, ma nel quale era già stato accertato il carattere scientific­o della sua attività. Ma tant’è. Il conte Catturich – in barba al principio del “ne bis in idem” - si è ritrovato alla sbarra ieri con la stessa contestazi­one. E ancora una volta, fiero e nobile, non solo nei natali, si è dimostrato fermo e convincent­e nei suoi intenti scientific­i. Con una premessa: «Io non mangio gli uccellini allo spiedo, mangio solo il lombo». Tornando alla catalogazi­one dell’avifauna, «utilizzo solo reti mist net, fatte per lo studio degli uccelli ai quali non ho mai fatto del male» – nella sua tenuta non sono stati trovati esemplari né in gabbia né in frigorifer­o. «Io li fotografo, li peso. Cerco di capire da dove arrivino e poi li libero». Nessuna circostanz­a che configuri il reato contestato, spiega l’avvocato Domeneghin­i, «visto che per uccellagio­ne si intende un’azione in grado di determinar­e l’estinzione di una specie». L’intento è quello di «tutelare e conservare l’avifauna», precisa Scapaticci. Il pm chiede l’assoluzion­e. Il giudice accoglie la richiesta, disponendo la restituzio­ne di reti e richiami sequestrat­i e il conte Catturich invita tutti a visitare l’osservator­io.

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 ??  ?? La tenuta Il conte Catturich Ducco cattura gli uccelli nel suo parco, per fotografar­li, catalogarl­i e poi li libera
La tenuta Il conte Catturich Ducco cattura gli uccelli nel suo parco, per fotografar­li, catalogarl­i e poi li libera

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