Corriere della Sera (Brescia)

Padre Marcolini: un appello alla beatificaz­ione

L’ANNIVERSAR­IO A 40 ANNI DALLA MORTE Prime testimonia­nze. In un diario inedito riflession­i spirituali

- Di Costanzo Gatta a pagina

«Padre Marcolini deve essere proclamato beato». Sempre più insistente la voce, scesa dalla Valcamonic­a, si sta diffondend­o. Così pensano e desiderano gli operai che facevano parte delle «Famiglie meccaniche», una delle tante creature di padre Marcolini che 40 anni fa, come oggi, chiudeva gli occhi in ospedale dopo un banale incidente stradale.

Famiglia: una parola amata. Alla famiglia era intitolata la cooperativ­a che teneva l’organizzaz­ione dei villaggi creati in campi brulli di lontana periferia. Una famiglia erano i ragazzi del Bim, che portava in vacanza d’estate. E Bim stava per «Bande irregolari Marcolini». Le «famiglie meccaniche» erano cresciute invece in Valcamonic­a per consentire a giovani lavoratori di Ceto, Cimbergo, Paspardo, Saviore dell’Adamello di guadagnare senza staccarsi dalle radici. Lo aveva capito ascoltando i giovani del «Centro sociale». Altra sua creatura.

Le fabbriche di Brescia – Fiat Om - accolsero il progetto del sacerdote e cominciaro­no ad inviare in valle i pezzi da assemblare, tornire, limare. Pian piano si venne a formare un nugolo di «famiglie». Persino quelle del Pizzo Badile e di Monte Elto. Da li persino una famiglia agricola con sede a Santicolo. Proprio dai beneficiat­i di un tempo è partita l’iniziativa per arrivare – è una speranza - alla beatificaz­ione del sacerdote. Consci delle difficoltà hanno iniziato con il passaparol­a per raccoglier­e episodi edificanti che possano poi essere utili al promotore della causa.

Spero non sia irriverent­e pensare che il primo miracolo di padre Marcolini è l’aver creato villaggi: un totale di 24.535 alloggi per i senza tetto. Suo, nella Brescia del dopoguerra, il più serio contributo a favore del problema casa .«Casette pollaio», le hanno chiamate i denigrator­i. Altri si son divertiti a dire che le galline avrebbero rovinato i muri a colpi di becco . Questo perché il sacerdote aveva pensato di mettere anche la pula di riso nell’impasto dei mattoni. Con questo metodo – oggi considerat­o geniale e imitato - sono sorte case solidissim­e. E si possono vedere prototipi in via Violino di Sotto e via dei Virchi. Quaranta anni fa «il prete muratore chiudeva gli occhi» sorridendo, come sempre, nella sua vita vissuta intensamen­te a 81 anni. Aveva strappato un risolino anche i medici del pronto soccorso mentre gli esaminavan­o il capo ferito: «Sif dré e véder se ghó i piöcc». Non erano pidocchi, ma un brutto ematoma.

Se di padre Marcolini si conoscono le opere manca la conoscenza dei suoi pensieri spirituali intimi. Qualcosa è stato pubblicato in un libro dell’89 a cura di mons. Antonio Fappani e Clotilde Castelli imparentat­a con il sacerdote. Alcuni passi sono ancora sconosciut­i e risalgono al 1924 e 1925.

Pensieri che commuovono: un delizioso intimo colloquio con Dio. Stralcio a caso, 12 novembre 1924: «Dio mio quale senso di gioia, di speranza, di timore mi riempie il cuore .... Tu mi hai appena chiamato ad essere operaio della Tua vigna e già mi hai dato la gioia di sapere che altri hai chiamato; che Tu sia ringraziat­o». E ancora: «Signore sono debole, servo disutile, accidioso: rinforzami, dammi la volontà dei Santi, degli Apostoli. Padre Caresana mi ha detto che a molte anime potrò dedicarmi, Bevilacqua disse di pregarTi per avere la grazia di non volgermi mai indietro a vedere il solco tracciato».

27 novembre 1924: «Mi hai chiamato al Sacerdozio imitando più da vicino Cristo: Sacerdote di tutta l’umanità ... Che è di fronte a questa missione la scienza? Che è la matematica? La carriera politica? La ricchezza? Nulla .... Signore, io credo, ma Tu aiuta la mia incredulit­à».

Nello stesso 1924, ripensando al giugno 1921 quando – giovane ingegnere - aveva diretto l’Officina del gas di Brescia: «Pur gettandomi nella vita attiva dovrò continua- mente - almeno ogni ora - ritornare a Dio per riprendere le forze, per il lavoro, per i fratelli, per dedicarGli tutto: il lavoro, le sofferenze, le gioie, così da santificar­e ogni azione della vita. Se non farò questo a che scopo venir via dal Gas?»

Altri brani toccanti: «Cosa dispone di sè questa Tua povera creatura, se non la sua debolezza!». Giugno 1925: «Signore, Tu mi ispiri un mondo di cose in questo momento: che queste cose possano essere nella mia anima sempre, che possano illuminare sempre la mia vita».

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Il senso dei propri limiti Signore sono debole, servo disutile, accidioso: rinforzami, dammi la volontà dei santi

"L’ispirazion­e Signore, tu mi ispiri un mondo di cose: che possano illuminare sempre la mia vita

28 ottobre 1925: «Questà sera Signore incomincio i Santi Esercizi. Tu sai come la prima chiamata forte, dopo quelle di quand’ero bambino, sia avvenuta ai Camaldoli 5 anni fa. Tu sai come nella confession­e a Padre Caresana io mi sia aperto e il Padre, ispirato da Te, mi abbia tracciato la strada e Tu mi hai guidato per casi imprevisti e imprevedib­ili a questa Tua casa. Signore, ieri mi è stato chiesto se è vero che vado in Missione; ho negato senza la minima esitazione. Mi è parso di negare non per tema di sacrifici; ho avuto la sensazione precisa che questo era il mio posto, che a questo Tu mi hai chiamato. Se è vero che questo è il mio posto, perché così mi pare Tu mi dica, Signore Ti supplico con tutta la forza del mio cuore, con tutto il mio povero essere che possa santificar­mi, che possa essere meno indegno, che possa salvarmi».

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 ??  ?? Un sacerdote versatile Padre Ottorino Marcolini (1897 - 1978) prete della Congregazi­one dell’oratorio di San Filippo, in alto nel cantiere di un villaggio con l’allora sindaco Boni. Sotto: in montagna nel 1959
Un sacerdote versatile Padre Ottorino Marcolini (1897 - 1978) prete della Congregazi­one dell’oratorio di San Filippo, in alto nel cantiere di un villaggio con l’allora sindaco Boni. Sotto: in montagna nel 1959

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