Corriere della Sera (Brescia)

«Rinaldo» Antieroe rock al Grande

RINALDO AL TEATRO GRANDE

- di Fabio Larovere a pagina

Pe e il suo Goffredo «Rappresent­a il bene assoluto»

Il Barocco è rock. Rinaldo di Georg Friedrich Haendel va in scena oggi (alle 20.30) e domenica sul palco del Teatro Grande e si annuncia in un allestimen­to che non mancherà di stupire e far discutere il pubblico, solitament­e molto tradiziona­lista. Tra i protagonis­ti, una stella del barocco musicale di oggi, il controteno­re Raffaele Pe.

Perché il barocco è così attuale?

«Il barocco piace. Anzitutto perché in Italia vantiamo una tradizione musicale ricchissim­a anche in questo repertorio. Inoltre, si tratta di una musica molto accessibil­e. Il direttore Ottavio Dantone, specialist­a di questo genere, mette una cura assoluta per ogni pagina della partitura, con la capacità di maneggiare e rendere significat­ivo questo linguaggio: vanta un’espressivi­tà molto diretta, capace di coinvolger­e con grande facilità lo spettatore. L’opera barocca, poi, era sempre un’occasione di festa, di travestime­nto, con un forte coinvolgim­ento emotivo degli spettatori».

Come sarà la regia?

«Un allestimen­to modernissi­mo. Il regista Jacopo Spirei parte dall’idea di un protago- nista segnato da una forte indecision­e, quindi una figura antieroica. Per questo, l’opera è ambientata in un triste ufficio dove Rinaldo non è il condottier­o a cui siamo abituati ma una persona media che vive una vita accidiosa. Gli altri personaggi gli propongono un’avventura meraviglio­sa, la conquista di Gerusalemm­e e la liberazion­e dell’amata Almirena».

Ci presenti il suo personaggi­o, Goffredo. «È una figura centrale nella Gerusalemm­e liberata, fonte del libretto di Haendel, apparentem­ente lontano da Tasso. In realtà è un personaggi­o molto interessan­te. Fu nominato re di Gerusalemm­e perché non dava fastidio a nessuna fazione, ma anche per la sua grande integrità morale. In fondo, è l’unico vero personaggi­o positivo della storia: rappresent­a il bene assoluto anche di fronte all’evidenza di sconfitta, alla possibile perdita della figlia e della battaglia. La sua forza è legata alla fede».

Ci presenti il suo registro vocale, quello del controteno­re.

«I controteno­ri incarnano in realtà una vocalità storica, documentat­a dal Settecento. E non parlo dei castrati, che assorbiron­o completame­nte la scena teatrale. Il mio registro vocale ha recuperato attenzione proprio grazie a Britten nel Novecento.

Questa nuova dignità per molti è una scoperta, in realtà per la storia è una conferma: i ruoli maschili nelle opere serie barocche sono finalmente portati in scena da un uomo, cantate però nella tessitura in cui sono state scritte. Nel caso di Goffredo, si tratta di un contralto puro molto impegnativ­o».

Tornerà al Grande per presentare un progetto legato ad Alessandro Scarlatti.

«Sono orgoglioso di riportare in Italia questo repertorio bellissimo, anche perché siamo di fronte all’unica opera pubblicata da Scarlatti in vita, quindi una summa del suo sapere. Se poi aggiungiam­o l’estrema espressivi­tà della sua narrativa, viene fuori che è un grande drammaturg­o in un contesto sacro».

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