«Rinaldo» Antieroe rock al Grande
RINALDO AL TEATRO GRANDE
Pe e il suo Goffredo «Rappresenta il bene assoluto»
Il Barocco è rock. Rinaldo di Georg Friedrich Haendel va in scena oggi (alle 20.30) e domenica sul palco del Teatro Grande e si annuncia in un allestimento che non mancherà di stupire e far discutere il pubblico, solitamente molto tradizionalista. Tra i protagonisti, una stella del barocco musicale di oggi, il controtenore Raffaele Pe.
Perché il barocco è così attuale?
«Il barocco piace. Anzitutto perché in Italia vantiamo una tradizione musicale ricchissima anche in questo repertorio. Inoltre, si tratta di una musica molto accessibile. Il direttore Ottavio Dantone, specialista di questo genere, mette una cura assoluta per ogni pagina della partitura, con la capacità di maneggiare e rendere significativo questo linguaggio: vanta un’espressività molto diretta, capace di coinvolgere con grande facilità lo spettatore. L’opera barocca, poi, era sempre un’occasione di festa, di travestimento, con un forte coinvolgimento emotivo degli spettatori».
Come sarà la regia?
«Un allestimento modernissimo. Il regista Jacopo Spirei parte dall’idea di un protago- nista segnato da una forte indecisione, quindi una figura antieroica. Per questo, l’opera è ambientata in un triste ufficio dove Rinaldo non è il condottiero a cui siamo abituati ma una persona media che vive una vita accidiosa. Gli altri personaggi gli propongono un’avventura meravigliosa, la conquista di Gerusalemme e la liberazione dell’amata Almirena».
Ci presenti il suo personaggio, Goffredo. «È una figura centrale nella Gerusalemme liberata, fonte del libretto di Haendel, apparentemente lontano da Tasso. In realtà è un personaggio molto interessante. Fu nominato re di Gerusalemme perché non dava fastidio a nessuna fazione, ma anche per la sua grande integrità morale. In fondo, è l’unico vero personaggio positivo della storia: rappresenta il bene assoluto anche di fronte all’evidenza di sconfitta, alla possibile perdita della figlia e della battaglia. La sua forza è legata alla fede».
Ci presenti il suo registro vocale, quello del controtenore.
«I controtenori incarnano in realtà una vocalità storica, documentata dal Settecento. E non parlo dei castrati, che assorbirono completamente la scena teatrale. Il mio registro vocale ha recuperato attenzione proprio grazie a Britten nel Novecento.
Questa nuova dignità per molti è una scoperta, in realtà per la storia è una conferma: i ruoli maschili nelle opere serie barocche sono finalmente portati in scena da un uomo, cantate però nella tessitura in cui sono state scritte. Nel caso di Goffredo, si tratta di un contralto puro molto impegnativo».
Tornerà al Grande per presentare un progetto legato ad Alessandro Scarlatti.
«Sono orgoglioso di riportare in Italia questo repertorio bellissimo, anche perché siamo di fronte all’unica opera pubblicata da Scarlatti in vita, quindi una summa del suo sapere. Se poi aggiungiamo l’estrema espressività della sua narrativa, viene fuori che è un grande drammaturgo in un contesto sacro».