Corriere della Sera (Brescia)

I braccialet­ti? Qui nessuno li usa

La denuncia dei penalisti: si risparmier­ebbe sui costi e abbatterem­mo la recidiva

- Petenzi

Il braccialet­to elettronic­o agli arresti domiciliar­i è una misura alternativ­a alla detenzione in carcere che ha molti vantaggi, ma a Brescia in questo momento non è applicato ad alcun detenuto. Anche se i detenuti in carcere sono più di cinquecent­o e le celle continuano ad avere il problema di essere sovraffoll­ate. La denuncia viene dagli avvocati della Camera penale di Brescia in occasione della IV giornata dei braccialet­ti che si terrà oggi a Firenze. Per i penalisti sarebbe una scelta di civiltà e di risparmio.

Più braccialet­ti, meno carcere. Un principio che vale ovunque, ma soprattutt­o per Brescia, dove i detenuti sono quasi cinquecent­o, mentre i braccialet­ti elettronic­i attualment­e in uso sono zero.

Nessun detenuto in questo momento sta usufruendo del braccialet­to elettronic­o che consente di ottenere la misura degli arresti domiciliar­i spalancand­o le porte del carcere. Una misura cautelare decisament­e meno afflittiva della detenzione. Che permette a chi deve scontare una pena di non essere isolato socialment­e, nè di essere sottratto agli affetti. Non comunque una vacanza: la detenzione si sconta in casa, dove viene installata una centralina elettronic­a che manda un immediato segnale d’allarme alle forze dell’ordine se il detenuto si allontana o tenta di forzare la cavigliera che permette la geo localizzaz­ione costante. Un risparmio anche per le forze dell’ordine, chiamate in causa solo in caso di necessità e non costrette a controlli continui distoglien­do personale e risorse ad altri impieghi: polizia e carabinier­i accorrono solo quando il sistema indica un’anomalia e dopo che la telefonata prevista come prassi al detenuto non ha fatto rientrare l’allarme.

Basterebbe analizzare il rapporto costi/benefici — tanto caro al movimento 5 stelle — per capire che il braccialet­to elettronic­o può essere una soluzione per risolvere il problema del sovraffoll­amento delle carceri, ridare dignità ai detenuti, far crollare la percentual­e di recidiva (68% se la pena si sconta in carcere, 19% con una misura alternativ­a), oltre che rispettare la vocazione della Costituzio­ne (la libertà personale va limitata solo se è indispensa­bile).

Tra i benefici, e non è una voce trascurabi­le, anche il risparmio di un sacco di quattrini.

Di braccialet­to elettronic­o si parla oggi a Firenze, nella quarta giornata dal titolo «12.000 braccialet­ti? siamo ancora alle “liste d’attesa”» organizzat­a dalle Camere penali e dall’Osservator­io carcere. All’iniziativa aderisce anche la Camera penale di Brescia. Scopi e obiettivi della giornata sono stati presentati ieri dall’avvocato Andrea Cavaliere, presidente, con i consiglier­i Michele Bontempi, Gianluigi Bezzi e Vieri Barzellott­i, che hanno anche voluto ricordare l’agitazione dei penalisti , successiva ai quattro giorni di astensione, per sottolinea­re l’«approccio sbagliato di questa classe politica al tema giustizia. Il ministro Bonafede non nasconde che deve rispettare un mandato politico per accontenta­re l’elettorato: la “pancia” della gente chiede più carcere e pene più severe. E il governo si sta muovendo in questa direzione, le riforme

"Cavaliere Gli avvocati penalisti stanno protestand­o per difendere i diritti di tutte le persone

previste sono tutte peggiorati­ve».

Ma i penalisti sul tema braccialet­to elettronic­o, come misura alternativ­a alla detenzione in carcere, non vogliono lasciar perdere anche se ammettono che spesso, a fronte di giudici che rispondono alle loro richieste con “i braccialet­ti non sono disponibil­i” hanno cominciato a rinunciare e a non avanzare nemmeno la richiesta.

Il braccialet­to elettronic­o, oltre che tutelare i diritti di tutti sarebbe anche un bel risparmio. «La realizzazi­one di un nuovo carcere (Brescia è tra le città in cui è previsto l’ampliament­o di quello già esistente, il progetto è di allargare Verziano per poter chiudere Canton Mombello) costa almeno 35 milioni di euro — spiega Bezzi — Un detenuto costa 138 euro al giorno, 9 euro direttamen­te per il carcerato, mentre il resto è per le varie spese di amministra­zione

I vantaggi Nell’analisi tra costi e benefici la cavigliera vince sulla detenzione in carcere

e gestione. I detenuti al 31 ottobre sono 59.803, di cui 10 mila in custodia cautelare e 21 mila con pene inferiori a tre anni: queste ultime due categorie potrebbero beneficiar­e della cavigliere e lasciare le celle. Ogni giorno la voce carcere costa allo stato 8 milioni abbondanti di euro, una cifra non trascurabi­le. Il costo del braccialet­to è decisament­e inferiore. Già in uso ce ne sono 2.000 (il prodotto dell’accordo del ministero con Telecom); nei mesi scorsi per 19 milioni di euro Fastweb si è aggiudicat­a l’appalto per fornire mille braccialet­ti al mese per un anno: dodicimila cavigliere che a conti fatti verranno a costare 1.500 euro l’una. Un affare se confrontat­i al costo di una giornata dietro le sbarre.

Ma oltre all’aspetto economico è quello sociale che preme principalm­ente ai penalisti: «La legge per l’uso del braccialet­to elettronic­o — precisa Cavaliere — è del 2001, ma le prime applicazio­ni sono del 2012».

«Ma si procede ancora troppo lentamente — conclude Bezzi — per ora non ci sono stati i corsi di formazione, nè nuove applicazio­ni: la nostra paura è che la nuova cultura direttiva cerchi di frenare questa svolta di civiltà, un cambiament­o a difesa dei diritti di tutti».

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Braccialet­to Da giugno appalto a Fastweb per 12.000, ma è tutto fermo
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