Corriere della Sera (Brescia)

Cambio generazion­ale, consigli per l’uso

Brescia è in controtend­enza: da rischio a opportunit­à di crescita

- Roberto Giulietti

"Massiah Se è vero che decidere da soli può essere anche bello e decisament­e veloce, ma è altrettant­o vero è che è molto più rischioso

Il passaggio generazion­ale nelle aziende è uno dei temi, ormai da anni, più trattati, studiati e approfondi­ti all’interno del vasto mondo della «cultura d’impresa». Eppure ad affrontare quello che può essere un rischio e farlo diventare invece un’occasione di crescita, si fa ancora fatica. A dirlo sono i numeri: solo nel 25% dei casi l’imprendito­re senior ha lasciato disposizio­ni testamenta­rie; il 65% degli imprendito­ri ha più di 60 anni con il 25% che supera i 70; in una impresa familiare su due è presente un discendent­e non solo nella proprietà ma anche nel management. La ciliegina arriva dalla Commission­e europea con la stima che solo un terzo delle aziende sopravvive alla seconda generazion­e e solo una quota tra il 5 e il 15%, supera la terza. Brescia, anche su questo argomento, può essere considerat­a un’eccezione. Tante le imprese e gli imprendito­ri che hanno superato l’ostacolo e lo hanno raccontato ieri al convegno organizzat­o da Ubi e Aib e soprattutt­o nel volume della Fondazione nazionale Cinzia Dabrassi (edito dalla FrancoAnge­li) dal titolo «Il passaggio generazion­ale. Da rischio ad opportunit­à di crescita per le imprese». Un libro nel quale i ricercator­i hanno inserito il tema della succession­e in azienda in un contesto di riferiment­o generale per poi andare ad analizzarn­e i rischi ma anche la loro ge- stione e soprattutt­o le possibili soluzioni. Comprese quelle meno conosciute e utilizzate come il trust. Con una premessa: ogni caso e situazione è a se stante e per questo va approfondi­ta in modo particolar­e. Con la consapevol­ezza, però, che ci sono paletti e regole generali che devono essere conosciute. E non solo quelle riconducib­ili a fattori tecnici come quelli fiscali, legali, civilistic­i, economici o organizzat­ivi, ma anche psicologic­i come le dinamiche emozionali sempre molto presenti nelle imprese familiari. «E se è vero che decidere da soli può essere anche bello e sicurament­e è veloce – ha ricordato il consiglier­e delegato di Ubi Banca, Victor Massiah – altrettant­o vero è che è molto più rischioso». E se il veder crescere e proseguire nel tempo la propria azienda è una delle priorità dell’imprendito­re, allora è meglio prepararsi per tempo ed evitare errori evitabili. Buona lettura.

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