Brescia, Milano e Mantova: il primato del verde in città
Lo studio di Legambiente in occasione del Forum della Fao
Non un semplice insieme di aree, ma una vera e propria rete vivente: l’infrastruttura verde delle città merita piani, regolamenti e inventari e deve avere un posto di rilievo nell’agenda politica e migliorare la qualità della vita urbana.
In Lombardia sono Brescia, Milano e Mantova le città con più alberi, rispettivamente con 64, 34 e 32 piante ogni 100 abitanti. L’occasione per fotografare il territorio, ricordando l’importanza della forestazione in ambito urbano e periurbano, la dà al mondo Mantova, che fino all’1 dicembre ospita il primo World Forum on Urban Forests promosso dalla Fao. Sembra davvero il momento di considerare il verde ben oltre la sua funzione decorativa: per presenza di alberi in città la classifica regionale — lo dice bene lo studio Ecosistema Urbano di Legambiente, il più recente e completo sul fronte ambientale — fa seguire Cremona, Bergamo, Pavia, Monza Brianza, Sondrio, Varese, Lecco e Como. La Lombardia, con alti tassi d’inquinamento e percentuali ancora troppo alte di impermeabilizzazione del suolo (Milano oggi è al 57%) è anche il territorio in cui si mostrano i più interessanti esempi di reazione e sperimentazione.
«I cittadini di Paderno Dugnano con Infrastruttura Verde hanno ottenuto che 18 ettari di forestazione verde mitigassero il progetto di costruzione della Rho-Monza, e tutto l’hinterland milanese, da Gaggiano a Settimo Milanese, dimostra oggi di essere un’area che è punto di riferimento di iniziative ambientali», spiega Giovanni Sanesi, del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’Università di Bari.
Tuttavia il verde va conosciuto per essere selezionato e quello che abbiamo attorno a noi ora non è stato scelto con un’ottica funzionale, perché per troppo tempo la gestione del verde non è stata considerata in ottica di rete organizzata. «Che il verde urbano e periurbano fornisca servizi ecosistemici in Lombardia l’hanno capito ad esempio comuni come Mantova, Brescia, ma più di tutti Milano, che fa scuola con il piano e il regolamento del verde superando anche una città come Torino, storicamente avanzata sul tema», spiega Alessio Fini, docente di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree all’Università di Milano. Il regolamento riconosce la valenza ecologica di piante e giardini, provando a scardinare anche la mentalità di gestione del verde privato — incontrando anche prevedibili resistenze — che è parte della stessa grande rete di scambio e interazione. In 15 anni Milano è passata da 11 a 18mq di verde per abitante, un totale di 240mila alberi sottoposti ad analisi che ne studiano salute e ruolo nell’ecosistema.
Le più capaci di mitigare gli effetti dell’urbanizzazione sono quelle longeve, di grandi dimensioni e il platano, tra i più diffusi, è anche uno dei migliori alleati. L’inventario del verde è quindi uno strumento fondamentale, di cui tutti i Comuni dovrebbero dotarsi. La buona notizia è che rispetto al 2017 in Italia il numero di capoluoghi capace di fornire un bilancio degli alberi esistenti in aree di proprietà pubblica (strade e parchi) ha raggiunto il 72%. «Gli alberi sono incredibili fornitori di beni e risorse: a Mantova si parla anche di “food forests” e di boschi urbani complessi, di come in più strati si uniscano alberi di prima grandezza ad arbusti capaci di autogestirsi senza trattamenti propri delle colture agricole, San Donato lo sta già sperimentando nella zona del municipio, imitando quello che da tempo si fa con ottimi risultati in Nord Europa, in Austria o in Canada». www.wfuf2018.com.