Teodor Currentzis all’assalto di Mahler
Istrionico, geniale, controverso: se Teodor Currentzis deve spartire con Petrenko (nuova guida dei Berliner Philharmoniker) la palma di miglior direttore emerso negli ultimi decenni, di sicuro non ha rivali nell’ipotetica classifica delle bacchette più originali che nel nuovo millennio hanno fatto irruzione nell’universo classico. La sua versione della trilogia dapontiana («Nozze di Figaro», «Don Giovanni» e «Così fan tutte») ha rivoluzionato le tradizioni e stregato pubblico e critica (la presenterà a Lucerna con Cecilia Bartoli), ma lo stesso si può dire di ogni autore cui si sia dedicato il 46enne maestro greco di nascita ma russo per storia (lì ha studiato, con Musin) e cultura. Prima di Mozart il rinascimentale Purcell e il settecentesco Rameau, poi Stravinskij e Ciajkovskij, Shostakovich e Prokof’ev. E ora Mahler, di cui ha inciso la sesta sinfonia (il «Guardian» ha parlato di uno stile capace di far convivere «la ruvida urgenza di Norrington e lo sfarzo rosso sangue di Bernstein») e di cui porta stasera alla Scala la quarta, che nell’ultimo movimento include il lied «La vita celestiale», e il ciclo «Des Knaben Wunderhorn» (ore
Presentandosi, come sempre, con la formidabile orchestra MusicAeterna da lui fondata a Perm e con cui condivide i suoi progetti artistici, maturati in settimane e mesi di clausura nella cittadina russa.