Urania d’agosto con la testa tra le nuvole
La storia di solitudine di una donna che si abbuffa di storie di fantascienza, si nutre di immaginario e alla fine viene tradita dalla realtà
Un’immane solitudine in un interno. Lucia Calamaro, grande drammaturga collezionista di Premi Ubu (Sindrome italiana appena visto al Santa Chiara Mina Mezzadri; qualche anno fa L’origine del mondo all’Odeon) racconta un’umanità dolente, soprattutto una condizione femminile in stato di abbandono, perché tra le pareti domestiche si consumano quotidiane e silenziose crudeltà. Urania d’agosto è il suo testo che martedì va in scena per la stagione di prosa di Lumezzane. La regia è di Davide Iodice, regista napoletano accreditato, le scene sono di Tiziano Fario (una collaborazione decennale con Carmelo Bene), i costumi portano la firma di Daniela Salernitano, ultimo David di Donatello per il film Ammore e malavita dei Manetti Bros. Sul palco Anna Grazia Sughi, voce, e Michela Atzeni, corpo e coro. Produzione Teatro di Sardegna.
Una stanza asettica (una casa privata o uno spazio medicale, di riposo?) nel deserto di agosto, un televisore che trasmette un documentario sui pianeti. La protagonista di Urania d’agosto è donna anziana sfibrata da una routine fatta di insonnia, noia e amarezza. Condannata all’ultima attesa, prima del finale di partita. Accanto a lei una giovane donna: una infermiera, una badante, una figlia o una nipote? La donna, si chiama Urania (non a caso come la collana mondadoriana) è una accanita lettrice di romanzi di fantascienza che a poco a poco
"Sughi Protagonista è un’anziana che sente il freddo siderale della vita che se ne va, la mancanza d’amore, il vuoto della casa e galleggia nel cosmo negletto di una stanza, ma non mancano le sorprese
entra progressivamente in uno stato confusionale, in un flusso di incoscienza tra fantasia e realtà. La sua mente contempla astronauti, navicelle, mondi lontani e al mattino la dissociazione mentale la porta a confondere persone e oggetti. Si nutre di immaginario e viene tradita dalla realtà.
«È un monologo intenso che la Calamaro ha scritto per me — ci dice Anna Grazia Sughi — e io ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo di persone di eccellenza. Urania vive in contatto con il proprio inconscio. Il testo provoca stupore, ogni parola ha un valore e molte persone si riconoscono. Affronta il dolore, ma è dotato anche di una scrittura leggera: pur parlando di sentimenti forti, c’è ironia. La protagonista è un’anziana che sente il freddo siderale della vita che se ne va, la mancanza d’amore, il vuoto della casa e galleggia dentro il cosmo negletto di una stanza, ma non mancano le sorprese». Anna Grazia Sughi, interprete di lungo corso, ha lavorato con Strehler, Missiroli, la Ferrati e Buazzelli. «Una volta ero la più giovane della compagnia e ora la più attempata. Ho lavorato con i grandi del Novecento e ho avuto grandi maestri, sono stata fortunata. Ora siamo in un altro secolo e devo dire che ho partecipato a molti laboratori e vivo l’avventura del teatro contemporaneo. Confesso che continuo a imparare anche dai giovani. Tante colleghe mie coetanee, molto più brave di me, hanno avuto carriere bellissime, ma ora sono a casa, mentre io continuo ad avere tanti progetti di futuro».
A Brescia i biglietti si trovano da Punto Einaudi negli orari di apertura. Online su vivaticket(solo a prezzo intero oltre al diritto di prevendita).