Rinaldo, grigio impiegato dal lato oscuro
Il viaggio iniziatico di un uomo normale. Rinaldo è un grigio impiegato, che vive nel perimetro ristretto, non solo in senso metaforico, di un piccolo mondo fatto dalla sua scrivania, dall’ingombrante pc e da poche fredde luci. L’amore per la giovane e bella Almirena diventa per lui l’occasione di un avventuroso itinerario nella conoscenza di sé. In questo viaggio, l’eroe si deve confrontare con la parte oscura che abita in lui, incarnata dall’affascinante maga Armida e dal suo mondo dark. È vincente l’idea del regista Jacopo Spirei, alla base del nuovo allestimento di «Rinaldo» di Georg Friedrich Haendel, applaudito l’altra sera sul palco del Teatro Grande e in replica oggi alle 15,30. Scene e costumi, rispettivamente di Mauro Tinti e Silvia Aymonino, rimandano a una contemporaneità sghemba, attraversata da una instabilità emotiva e allucinata, dove i fantasmi contro cui combattere prendono le forme inquietanti di un enorme ragno, associato alla figura di Armida. Ottima nel complesso la resa musicale, sostenuta dalla solida concertazione di Ottavio Dantone e della sua Accademia Bizantina. Nel cast brillano l’Almirena di Francesca Aspromonte, voce chiara e luminosa, ottima linea di canto e squisita sensibilità di interprete, nonché l’autorevole Goffredo del controtenore Raffale Pe che vanta un timbro prezioso, morbido e omogeneo, associato a un significativo scavo interpretativo. Il contralto francese Delphine Galou quale intenso Rinaldo si fa applaudire soprattutto per l’incisivo virtuosismo e il colore scuro di una voce che dà il meglio di sé nei centri e in acuto, mentre la convincente Armida di Anna Maria Sarra canta con voce agile e di pregevole pasta timbrica. Bravi anche Luigi De Donato (Argante) e Federico Benetti (Mago Cristiano). ( f.l.)