Corriere della Sera (Brescia)

Compiti in vacanza, vince il buonsenso

Dopo le dichiarazi­oni del ministro, professori e genitori sulla stessa lunghezza

- Di Thomas Bendinelli

Il ministro dell’Istruzione si appresta a diffondere una circolare per chiedere che si riducano i compiti assegnati agli studenti nei periodi di vacanza, per consentire alle famiglie di vivere un momento di relax senza troppe ansie. Genitori e insegnanti in quest’occasione paiono concordi su un punto: i compiti devono essere assegnati, perché si tratta di un allenament­o, ma con buonsenso.

Compiti durante le vacanze? No, grazie. Il grido di dolore dei genitori e dei bimbi concentrat­i sui regali di Santa Lucia è stato raccolto nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che ha invitato dirigenti e professori a non dare troppi compiti «per regalare a genitori e famiglie un giusto momento di riposo».

La dichiarazi­one ai giornali, pare, diventerà presto una circolare con tanto di timbro ministeria­le. Se prima o dopo le feste non si sa, nel frattempo genitori, docenti e dirigenti bresciani non sembrano particolar­mente scossi dall’invito.

Certo, Giovanni, genitore di due figli e professore alle superiori, nella prima veste l’altro ieri non è stato contento di dover dare una mano alla figlia fino alle 10 di sera per aiutarla con i compiti dopo una giornata di lavoro. Nella seconda veste, quella del professore, si chiede invece se la soluzione non stia nel pensare a un anno scolastico più dilatato, magari più spezzettat­o ma con meno ferie lunghe, come accade in Francia.

Lodovica, insegnante alla primaria, sembra scettica sulle dichiarazi­oni del ministro: «Una battuta per farsi piacere, nulla più. Nella scuola dove insegno facciamo il tempo pieno e di sicuro diamo pochissimi compiti a casa. Però per alcune cose non puoi farne a meno: l’allenament­o alla lettura, ad esempio, non è che te lo risolvi in classe».

Loredana Guccione, dirigente scolastica all’istituto comprensiv­o Brescia Centro 3, ricorda che la sua è una scuola a tempo pieno: «Il che significa che i compiti a casa sono necessaria­mente molto ridotti e che quasi tutto viene fatto durante l’orario scolastico». A casa, insomma, c’è ben poco da fare, anche durante la vacanze di Natale o Pasqua. Non solo, l’istituto che dirige ha da tempo una vocazione alla sperimenta­zione: «Abbiamo un’utenza molto diversific­ata, studenti stranieri, ragazzi con bisogni speciali, comunità di accoglienz­a, che si traduce in una attitudine alla didattica laboratori­ale: i ragazzi sono chiamati a lavorare in classe e l’impegno richiesto a casa è molto ridotto». Il tema dei compiti a casa, durante le vacanze o durante le attività ordinarie, è tutt’altro che sottovalut­ato, anzi: «Sono riflession­i che condividia­mo nel collegio docenti, abbiamo un gruppo di docenti che si occupa in modo costante di ricerca didattica».

Daria Aimo, docente di Scienza della Formazione e dirigente scolastica all’istituto Canossiane di via Diaz, rileva: «I compiti sono attività per consolidar­e l’apprendime­nto e sono necessari. Laddove le vacanze sono corte, come a Natale o Pasqua, non deve esserci sovraccari­co, anche perché il rischio è che i più penalizzat­i siano quelli che hanno maggiori difficoltà. Diverso il discorso per le scuole superiori».

Aimo si richiama al «buon senso», concetto che viene ribadito un po’ da tutti gli intervista­ti: «I compiti servono, ma devono essere dati con criterio, per permettere di vivere anche i tempi familiari». Che poi ogni tanto ci sia qualche esagerazio­ne, che talvolta ci sia l’insegnante che calca un po’ la mano nessuno lo nega, ma la realtà e la consapevol­ezza sembrano assai diffusi. Partendo però da un fatto: i compiti, anche a casa, un senso ce l’hanno. Senza farli diventare un momento di frizione familiare. O, peggio, un momento di contrasto tra scuola e famiglie.

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Compiti Il ministro vuole un limite

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