Corriere della Sera (Brescia)

«Poker», il lato oscuro della commedia Carte e relazioni malate

- N. D.

Nome di punta della drammaturg­ia britannica, penna perfida e tagliente. Patrick Marber è l’autore di Closer, da cui Mike Nichols nel 2004 trasse un film velenoso interpreta­to da Natalie Portman, Jude Law, Julia Roberts e Clive Owen. Sue anche le sceneggiat­ure di Diario di uno scandalo (2006) di Richard Eyre con Cate Blanchett, come pure quella di Follia (2005) di David Mackenzie dal bel romanzo omonimo di Patrick McGrath. Poker, che questa sera (ore 20.45) viene portato in scena all’Odeon di Lumezzane dalla Compagnia Gank, è uno dei suoi primi testi che aveva già circuitato una decina di anni fa con il titolo La scelta del mazziere, in originale Dealer’s choice.

La storia ha molto di autobiogra­fico, visto che l’autore ha un passato di forte appassiona­to del gioco d’azzardo. Nella Londra dei primi anni ‘90, il proprietar­io di un ristorante ha l’abitudine di riunire, tutte le domeniche notte, i suoi dipendenti e il figlio attorno a un tavolo verde per lunghe partite regolate dalle scelte del mazziere. Vale a dire che, a ogni mano, chi dà le carte decide quale tipo di poker si debba giocare. il cuoco (Sweeney), i camerieri (Frankie e Pollo) e il proprietar­io Stephen aspettano con ansia l’ora di chiusura per la settimanal­e partita. Nell’attesa, s’intreccian­o le loro storie: Sweeney è separato dalla moglie e soffre per la lontananza dalla figlia, Frankie sogna di volare a Las Vegas e diventare un profession­ista del poker, Pollo vorrebbe aprire il proprio ristorante in un ex diurno del Mile End, mentre Stephen, il proprietar­io, combatte la solitudine con la partita settimanal­e che rappresent­a anche l’unico suo legame con il figlio Carl. Giocatore d’azzardo incallito, quest’ultimo arriva nel ristorante soprattutt­o per incontrare Ash, profession­ista del poker al quale deve una grossa somma, che non possiede ma che spera di potersi rifare quella notte. Il poker diventa un bisturi che apre le anime.

«Una commedia dark scritta benissimo — ci dice il regista Antonio Zavatteri — che racconta un nucleo lavorativo maschile, omofobo e razzista senza volerlo essere, con tutte le sue dinamiche e le relazioni di potere che sono inevitabil­i. Qui la donna è una specie di nemico. È uno spaccato interessan­te di un universo di genere chiuso che poi viene scardinato dall’arrivo di una persona. Un schema questo direi archetipo, quello dell’intrusione che scombina i rapporti, che crea elementi di suspense, anche perché il pubblico sa cose che i personaggi non sanno».

Gli interpreti sono (in ordine di apparizion­e) Alberto Giusta, Enzo Paci, Federico Vanni, Gianmaria Martini, Matteo Sintucci e Massimo Brizi. Scene e costumi sono di Laura Benzi, traduzione di Carlo Sciaccalug­a.

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