Cronici, i medici si organizzano: ecco cosa accade
Gozio: la presa in carico migliorerà il sistema
Giovanni Gozio è un medico di base che a Brescia rappresenta una delle cooperative che hanno iniziato a prendere in carico i pazienti cronici che fanno riferimento ai sanitari che hanno aderito alla proposta della Regione. Non sono molti, ma si stanno organizzano. Il dottor Gozio spiega costa sta avvenendo con una convinzione: «A regime la presa in carico garantirà la migliore organizzazione e gli ospedali riusciranno a lavorare meglio».
«Oggi il paziente è isolato, magari ripete lo stesso esame due volte perché il sistema non dialoga tra territorio e ospedale. Invece, grazie al Piano assistenziale individuale (Pai), il paziente viene inserito in un percorso di cura più strutturato». Bisogna superare inappropriatezza e doppioni inutili. Una scommessa che potrebbe far risparmiare tempo e denaro al Servizio sanitario regionale. E se tutto va come deve, «quando il sistema della presa in carico sarà a regime, si potranno prevedere anche percorsi facilitati per visite ed esami. Non parlo di privilegi, sarebbe sbagliato – dice il dottor Giovanni Gozio – ma di una modalità di organizzazione più uniforme delle agende per le prenotazioni: oggi manca una regia unica, domani ci sarà. E sarà più semplice anche per gli ospedali».
Dopo mesi di incertezza e rallentamenti, i medici di famiglia si preparano al passo in avanti della riforma sanitaria. Lavorano in cooperative di camici bianchi — Gozio fa parte della bresciana «In Salute» (210 medici), cooperativa partner di «Medici Insubria» che conta 230 dottori e 45.000 pazienti «inseriti» – e credono tutti nelle potenzialità del sistema pensato dal Pirellone per governare la cronicità. Guardano avanti, i medici, oltre i numeri che a fine ottobre certificavano l’adesione dei pazienti cronici alla quota del 10% (nel bresciano 6,2%). Ma lo scetticismo dei numeri non sembra cancellare i vantaggi che in futuro la presa in carico potrebbe portare con sé. Il sistema spera di intercettare tutti i cronici, compresi quei malati che la cardioaspirina la prendono un giorno sì e tre no. Col risultato che magari poi finiscono in ospedale per problemi vascolari evitabili. Già oggi alcuni medici possono controllare, tramite i loro software, se un farmaco viene «consumato» o meno con regolarità, ma nulla sanno dell’elettrocardiogramma o della colonscopia. Se vengono fatte nei termini indicati. «Con 1.500 mutuati è impossibile essere attenti a tutti», ammette Gozio. Ora, gli impiegati amministrativi della presa in carico dovranno sollecitare prenotazione ed esecuzione degli esami. E dato che i cronici hanno esami spesso da ripetere con regolarità – esempio Ecg, sangue, visita –, una volta a regime «sarà più facile anche per la struttura ospedaliera organizzarsi e capire come programmare gli esami da fare». Ma non si rischia così di avere pazienti di serie “A”, con una corsia preferenziale, e di serie “B”? «No – sostiene il medico della coop In Salute – tutto deve essere fatto in maniera trasparente. Ci sarà una regia unica. Che dovrà organizzare visite ed esami dei cronici senza che questo possa inficiare le normali prestazioni di coloro che non fanno parte della presa in carico».
"Gozio Con un’unica agenda si creerà una corsia preferenziale e la gestione sarà più semplice anche per gli ospedali