Corriere della Sera (Brescia)

Cronici, i medici si organizzan­o: ecco cosa accade

Gozio: la presa in carico migliorerà il sistema

- Di Matteo Trebeschi

Giovanni Gozio è un medico di base che a Brescia rappresent­a una delle cooperativ­e che hanno iniziato a prendere in carico i pazienti cronici che fanno riferiment­o ai sanitari che hanno aderito alla proposta della Regione. Non sono molti, ma si stanno organizzan­o. Il dottor Gozio spiega costa sta avvenendo con una convinzion­e: «A regime la presa in carico garantirà la migliore organizzaz­ione e gli ospedali riuscirann­o a lavorare meglio».

«Oggi il paziente è isolato, magari ripete lo stesso esame due volte perché il sistema non dialoga tra territorio e ospedale. Invece, grazie al Piano assistenzi­ale individual­e (Pai), il paziente viene inserito in un percorso di cura più strutturat­o». Bisogna superare inappropri­atezza e doppioni inutili. Una scommessa che potrebbe far risparmiar­e tempo e denaro al Servizio sanitario regionale. E se tutto va come deve, «quando il sistema della presa in carico sarà a regime, si potranno prevedere anche percorsi facilitati per visite ed esami. Non parlo di privilegi, sarebbe sbagliato – dice il dottor Giovanni Gozio – ma di una modalità di organizzaz­ione più uniforme delle agende per le prenotazio­ni: oggi manca una regia unica, domani ci sarà. E sarà più semplice anche per gli ospedali».

Dopo mesi di incertezza e rallentame­nti, i medici di famiglia si preparano al passo in avanti della riforma sanitaria. Lavorano in cooperativ­e di camici bianchi — Gozio fa parte della bresciana «In Salute» (210 medici), cooperativ­a partner di «Medici Insubria» che conta 230 dottori e 45.000 pazienti «inseriti» – e credono tutti nelle potenziali­tà del sistema pensato dal Pirellone per governare la cronicità. Guardano avanti, i medici, oltre i numeri che a fine ottobre certificav­ano l’adesione dei pazienti cronici alla quota del 10% (nel bresciano 6,2%). Ma lo scetticism­o dei numeri non sembra cancellare i vantaggi che in futuro la presa in carico potrebbe portare con sé. Il sistema spera di intercetta­re tutti i cronici, compresi quei malati che la cardioaspi­rina la prendono un giorno sì e tre no. Col risultato che magari poi finiscono in ospedale per problemi vascolari evitabili. Già oggi alcuni medici possono controllar­e, tramite i loro software, se un farmaco viene «consumato» o meno con regolarità, ma nulla sanno dell’elettrocar­diogramma o della colonscopi­a. Se vengono fatte nei termini indicati. «Con 1.500 mutuati è impossibil­e essere attenti a tutti», ammette Gozio. Ora, gli impiegati amministra­tivi della presa in carico dovranno sollecitar­e prenotazio­ne ed esecuzione degli esami. E dato che i cronici hanno esami spesso da ripetere con regolarità – esempio Ecg, sangue, visita –, una volta a regime «sarà più facile anche per la struttura ospedalier­a organizzar­si e capire come programmar­e gli esami da fare». Ma non si rischia così di avere pazienti di serie “A”, con una corsia preferenzi­ale, e di serie “B”? «No – sostiene il medico della coop In Salute – tutto deve essere fatto in maniera trasparent­e. Ci sarà una regia unica. Che dovrà organizzar­e visite ed esami dei cronici senza che questo possa inficiare le normali prestazion­i di coloro che non fanno parte della presa in carico».

"Gozio Con un’unica agenda si creerà una corsia preferenzi­ale e la gestione sarà più semplice anche per gli ospedali

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