Corriere della Sera (Brescia)

Cucirono le griffe false ora vestiti per beneficenz­a

Confiscate e affidate alla Cauto, avranno una nuova vita legale

- di Mara Rodella

Quelle per i punti più grossi e quelle deputate all’applicazio­ne delle etichette. Quelle per imbastire. Quelle adatte ai tessuti più corposi e quelle invece per le rifiniture dei dettagli. Prima a disposizio­ne dei malviventi e del mercato «nero» e adesso nelle mani di chi le utilizzerà per le persone più bisognose. Perché da un’inchiesta complessa può nascere un gesto di solidariet­à straordina­rio.

Siamo nel campo della lotta alla contraffaz­ione dei marchi d’autore: nel mirino di un’indagine articolata, condotta da Guardia di Finanza e Polizia Locale (con la coordinazi­one della procura) sono finite la produzione e contraffaz­ione di oltre duecentomi­la capi di abbigliame­nto e accessori «tarocchi», tra Brescia e hinterland, finiti sotto sequestro e distrutti. A processo finirono a vario titolo tredici cittadini di orgine senegalese, che alla fine sono stati condannati. Proprio in seguito alla sentenza (definitiva), su richiesta del comando provincial­e delle Fiamme Gialle, i magistrati hanno disposto la donazione in beneficien­za di parecchie macchine da cucire di tipo sia profession­ale che domestico, proprio quelle che venivano utilizzate dagli imputati per applicare i marchi e i segni distintivi contraffat­ti sui vestiti. Apparecchi­ature che, però, avevano bisogno di essere rimesse in sesto. Nessuno si è tirato indietro. A farsi carico di manutenzio­ne e ripristino, nelle scorse settimane, ma anche della loro destinazio­ne finale, è stata la società cooperativ­a Cauto, alla quale tutte le macchine da cucire sono state «formalment­e affidate». C’era anche il presidente del Tribunale, Vittorio Masia: «Questa consegna ha un grande valore simbolico», ha sottolinea­to. Proprio perché «si tratta di beni sottratti a un circuito illegale, e che d’ora in avanti saranno utilizzati per finalità assolutame­nte meritorie», ha detto ringrazian­do «la grande profession­alità» del personale degli uomini della Guardia di Finanza e degli agenti di polizia locale.

Al suo fianco il comandante provincial­e delle Fiamme Gialle, Salvatore Russo: «La sottrazion­e alle persone condannate del patrimonio accumulato illecitame­nte e la restituzio­ne di questi beni alla collettivi­tà è una delle priorità istituzion­ali della Guardia di Finanza». Primo obiettivo, arginare «l’inquinamen­to del mercato e dell’imprendito­ria sana e corretta».

Tutte quelle macchine da cucire, adesso, sono a disposizio­ne di una serie di associazio­ni no profit che di certo ne faranno buono, e virtuoso, utilizzo.

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Attrezzatu­re Le macchine usate per la contraffaz­ione
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Solidariet­à Il colonnello Russo e il presidente Masia (al centro) con alcuni dei macchinari

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