Magico Schiaccianoci
Il balletto di Balanchine apre la stagione alla Scala Scenografie inedite per un team di giovanissimi
«Questo balletto, che fonde inscindibilmente musica e danza, è il dono di George Balanchine al pubblico. Nella versione russa interpretò, da bambino, diversi ruoli, perciò lo amava moltissimo. Eccolo per la prima volta a Milano». Nelle parole di Sandra Jennings, responsabile della ripresa coreografica tutelata dalla fondazione Balanchine, emerge tutta la cura devozionale con cui il famoso «Schiaccianoci», creato dal maestro russo per il New York City Ballet nel 1954, approda in Italia, in apertura della stagione del Balletto della Scala, stasera nell’anteprima giovani e, domani sera, nella «prima» ufficiale, con repliche fino al 15 gennaio. «È stato rappresentato, in Europa, solamente a Copenaghen una decina di anni fa» — afferma Frédéric Olivieri, direttore della compagnia e supervisore della Scuola di Ballo, qui intensamente coinvolta con 61 allievi sul palco —. «Per me, vederlo finalmente in scena alla Scala è un sogno che si realizza».
La peculiarità di questa versione, conosciuta come lo «Schiaccianoci dei bambini», è infatti l’assegnazione dei ruoli principali a giovanissimi: nel primo cast, debutteranno i quattordicenni del quarto corso Giulia Consumi (Marie) e Leonardo Baghin (il Principe/Schiaccianoci), mentre, nel secondo cast, si vedranno i tredicenni del terzo corso Chiara Ferraioli ed Edoardo Russo. Ai primi ballerini e solisti della compagnia sono assegnati i ruoli più impegnativi: la Fata Confetto (interpretata da Martina Arduino, stasera, e da Nicoletta Manni domani), il Cavaliere (Nicola del Freo, stasera, e Timofej Andrijashenko domani). Sul podio lo specialista del repertorio russo Mikhail Jurowski: «La partitura di Ciaikovsky può essere eseguita in forma sinfonica, ma si salda ai passi della coreografia in un corpo unico», sostiene. È molto atteso il nuovissimo allestimento disegnato dalla scenografa Margherita Palli, collaboratrice storica di Luca Ronconi. «È la prima volta che lavoro a un balletto classico — racconta —, mentre ho già creato le scene per coreografie contemporanee. Ed è per me una novità realizzare scenografie dipinte, un privilegio in un teatro con questa tradizione. Mi sono ispirata al mondo pittorico dell’americano Maxfield Parrish e ai colori pastello delle sue illustrazioni, nonché alla statunitense Drayton Hall (una villa palladiana costruita nel Settecento in una piantagione della Carolina del Sud ndr) per disegnare la casa del Signor Stahlbaum».
Non vuole invece svelare le dimensioni dell’albero che, nell’allestimento originale, cresceva magicamente da 3 a 12 metri. «Balanchine — conferma la Jennings — era ossessionato dall’albero, costo- sissimo ed enorme tanto da entrare a malapena in qualche teatro». In quell’ingigantirsi dell’albero natalizio durante il sogno della piccola Marie, si racchiude infatti la visione di Balanchine, vissuta dalla prospettiva di un bambino, della fiaba di E.T.A. Hoffmann. Con questa creazione, il coreografo russo tornava alla propria giovinezza al Mariinskj, ripescando dalla memoria danze apprese a San Pietroburgo.