Stadio, soluzione (lampo) cercasi
Gli australiani spingono per l’impianto in tubolari in via Maggia, Cellino vuole Mompiano
Il 2022, anno in cui dovrebbe essere terminato il nuovo stadio, è lontano. Ma la promozione del Brescia, sempre più vicina, è invece questione di mesi. E, con essa, l’esigenza di trovare una casa temporanea e idonea per la Serie A per evitare un trasloco a Cremona o in Emilia Romagna (Parma, Piacenza, Reggio). Gli australiani sabato vorrebbero incontrare Cellino, durante Brescia-Carpi, per studiare una soluzione condivisa. Ma le parti sono lontane: Caniglia vorrebbe l’Invernici, il presidente pensa a Mompiano.
Non è più la tappa intermedia, bensì il Gran premio della montagna. La questione stadio, a Brescia, non è rimandabile. Perché, se è già stato preparato un bando rivolto al futuro, con l’ipotetica chiusura dei lavori nel 2022 per chi uscirà vincitore dalla gara, il campionato nel frattempo non aspetta. Anche il bresciano più distratto sa che le Rondinelle sono in pole position per ritornare in Serie A entro l’11 maggio: le date dei play off, oggi, non le considera nessuno perché la squadra di Corini è in testa, ha un punto in più di un Palermo allo sbando, mentre Lecce e Benevento sono a -5 e -6 con una gara da recuperare. Basta il secondo posto, la strada è ancora lunga (15 partite da disputare) ma tutti hanno capito che esiste una favorita e indossa la V bianca sul petto.
La soluzione provvisoria per consentire alle Rondinelle di non emigrare altrove, in caso di promozione, è oggi più urgente (la nuova stagione dovrebbe iniziare il 18 agosto), aperta e intricata del futuro a lungo termine dello stadio. Le iscrizioni al bando devono ancora avvenire ma la situazione, al momento, è persino limpida. Sul ring ci saranno due contendenti, salvo incursioni nelle prossime settimane. Da un lato la cordata australiana, intenzionata a donare alla città molto più di uno stadio, una delle tante tessere di un progetto ad ampio raggio che avrà sì il suo fulcro a Mompiano ma si ramificherà in tutta la città (uno degli aspetti che induce allo scetticismo la Loggia).
Dall’altro il gruppo milanese Pessina Costruzioni, già attivo nel mondo dello sport, pronto a ristrutturare l’attuale versione dello stadio, in stile Palaleonessa — anzi PalaA2A — con un intervento mirato e funzionale che avrebbe in Massimo Cellino il principale sostenitore. Aspetto non da poco, dato che il principale fruitore dell’impianto resta il Brescia calcio. Tecnicamente, l’alleanza non escluderebbe dalla partita gli australiani: come si legge nel documento redatto dal Comune, «la proposta per la gestione dovrà prevedere l’accordo con le società sportive professionistiche bresciane utilizzatrici dell’impianto». Non per forza il Brescia, per il burocratese, ma da qui tutto deve passare. Per questo motivo, nel viaggio italiano iniziato lunedì, John Caniglia (accompagnato dai suoi avvocati in questa occasione) intende sciogliere due grovigli dai quali passa il futuro immediato del suo progetto.
Sulla decisione che dovrebbe consentire al Brescia di avere una casa temporanea, in attesa che venga costruita quella nuova, la sua idea è chiara. Impianto in tubolari sì, come vuole anche Cellino. Realizzabile pure per lui in quattro mesi, come sostengono gli architetti di via Ferramola. «Dove vuole il Comune noi ci siamo, c’è l’intenzione di costruire uno stadio per il Brescia in Serie A ovunque, in pochi mesi. Anche in Piazza Loggia se serve: noi ci siamo», racconta mentre è di ritorno da Milano.
Ma non a Mompiano, il Rigamonti va demolito. Bensì in via Maggia, dove ora sorge l’Invernici, teatro delle sfide del rugby cittadino. La soluzione era già stata paventata nell’intervista del 23 gennaio scorso al Corriere, ora si intende accelerare. Vanno però convinti Cellino e Del Bono, o meglio gli uomini dell’Urbanistica — un incontro con il primo cittadino stavolta non ci sarà — che già nei mesi scorsi si sono confrontati con gli australiani. Il tavolo sarà aperto lunedì. Dalla Loggia, la soluzione Maggia viene (ri) definita fantasiosa e non praticabile. Caniglia e soci invece ritengono di poterli convincere: hanno pronto un piano
La situazione Presidente e australiani d’accordo sulla soluzione per la Serie A, ma non sull’ubicazione
con il quale migliorerebbero in modo permanente le strutture fisse già esistenti (tribune e spogliatoi), ristrutturando di fatto l’Invernici senza spese per il Comune. Le strutture tubolari necessarie per portare la capienza almeno a 20 mila spettatori, invece, verrebbero poi usate altrove. «Se Cellino vuole mettere sul piatto 10 milioni per la soluzione transitoria, con noi non spenderebbe un euro: siamo qui per dialogare con lui e il Comune», ribadisce la cordata australiana, che sabato sarà al Rigamonti per Brescia-Carpi e vorrebbe incontrare a tu per tu il presidente, all’estero negli ultimi giorni e restio a un confronto (ma gli avvocati delle parti, Zaglio e Rampinelli Rota, che fa parte del cda biancoblù, lavorano affinché il meeting ci sia), per spiegare come le loro strade possano intersecarsi. Se non ci sarà un accordo, toccherà al sindaco decidere come agire in caso di promozione. La soluzione estrema, che nessuno vuole, prevede un esilio forzato a Cremona, Parma, Piacenza o Reggio Emilia. Nell’ipotesi migliore, solo per le prime gare in attesa che i lavori vengano esauriti. In quella peggiore, a tempo indeterminato in Serie A. Il calcio è pieno di variabili, eppure al momento il rendimento delle Rondinelle sembra l’unica costante.