Opposizione all’attacco «Va evitato il trasloco il bando è stato tardivo»
Lega e Forza Italia: «Serve tavolo politico in Loggia»
Cercasi soluzione last minute per lo stadio. Per evitare che il Brescia, primo in classifica e in odore di serie A, da fine agosto si trovi costretto a giocare altrove. La patata bollente dello stadio ora diventa anche un caso politico, con le minoranze di Lega e Forza Italia che accusano il sindaco Del Bono di inopportuno temporeggiamento: «Ora va fatto il possibile affinché il Brescia non vada a giocare in un’altra città», così come è già accaduto con il basket (in attesa che nascesse il Palaleonessa, il trasloco in provincia a Montichiari). Perché la manifestazione d’interesse per raccogliere gli studi di fattibilità sul nuovo stadio, la strada scelta dalla Loggia, ha tempi molto lunghi, con il progetto esecutivo che non sarà pronto prima del 2020. Nel frattempo?
Per Massimo Tacconi, capogruppo della Lega Nord in Loggia, la strada migliore sarebbe quella di approntare in pochi mesi «una struttura tubolare» nel campo di rugby Invernici di San Polo (ipotesi inseguita dai manager australiani), visto che non servirebbero nemmeno varianti urbanistiche. E le partite di rugby — che non hanno migliaia di spettatori — potrebbero trasferirsi al Rigamonti. Soluzione per nulla gradita alla giunta Del Bono. Mentre per Paola Vilardi la questione è «prima giuridica che politica. Mi riferisco all’articolo del Corriere pubblicato martedì dove si dà conto della lite giudiziaria tra Cellino e lo studio Crew, al quale non sarebbe stato pagato il progetto del nuovo stadio commissionato dalla precedente dirigenza della società calcistica. È una situazione devastante: c’è un decreto ingiuntivo di pagamento e nel frattempo Cellino non credo possa dare un incarico a nessun altro progettista. Il sindaco scenda in campo, dimostri la sua autorevolezza e metta intorno ad un tavolo Cellino e Crew affinché trovino una mediazione per il bene della città. Se lo farà, io sarò al suo fianco». Anche Vilardi, così come Tacconi, preferirebbe che il nuovo stadio venisse realizzato proprio a San Polo: «Si potrebbe adattare il progetto di Crew, logicamente rivisto». Vilardi è molto scettica nei confronti del progetto degli australiani: «Io non credo in quel progetto; sono troppe le volumetrie che chiedono in cambio. La città e il quartiere di Mompiano in primis, non se le possono permettere». Vero però che Cellino è intenzionato ad ammodernare il Rigamonti con una struttura snella in tubolari che potrebbe essere pronta in pochi mesi. Ma il tempo stringe, visto che a giugno la squadra deve dichiarare dove giocherà le partite in casa. Tornando all’Invernici, Tacconi ricorda che l’area «è quella che noi abbiamo sempre dichiarato più adatta dal punto di vista urbanistico. Mi fa piacere sapere che gli australiani stiano valutando l’ipotesi di realizzare qui l’impianto temporaneo. Si potrebbe sperimentare un anno di serie A in questa localizzazione per poi magari rendersi conto che l’Invernici può davvero essere la soluzione definitiva, come da tempo sostiene la Lega». Una soluzione che si concilierebbe anche con i tempi lunghi del bando voluto dal Comune, che si chiuderebbe a metà maggio ma che vedrebbe il progetto esecutivo pronto solamente all’inizio del 2020. Anche Tacconi non risparmia critiche al sindaco: «Ha sottovalutato la possibilità che il Brescia andasse in serie A e ha licenziato un bando tardivo, non condiviso dal punto di vista politico con le minoranze, mentre serve una risposta immediata e veloce alla squadra, ai tifosi, alla città». Ma arriva anche la proposta di collaborazione: «Sollecitiamo l’apertura di un tavolo con tutte le forze politiche in Loggia per cercare insieme una soluzione condivisa».
Lo stesso Del Bono però non sta vivendo la situazione a cuor leggero. «Aspettiamo di capire chi partecipa al bando», ribadisce. Bando che assegnerà molti più punti alla soluzione tale da poter garantire le partire del Brescia in casa. Ma i tempi stringono. E non combaciano affatto con la razionale scelta metodologica di scegliere il bando per realizzare il Rigamonti del futuro, con tanto di finanziamenti agevolati dell’Istituto del Credito Sportivo. Sindaco che non ha più incontrato nemmeno Cellino. Ma la soluzione last minute va trovata. Certo l’intricata matassa si sgarbuglierebbe se Cellino trovasse un accordo con gli australiani, con la contestuale realizzazione di uno stadio temporaneo o a Mompiano o in un’altra location. Così come se la Loggia decidesse di dare carta bianca a Cellino, che ha preso accordi con il costruttore milanese Pessina e vorrebbe ammodernare il Rigamonti spendendo 10 milioni (stadio che poi lascerebbe alla città). Ma prima il presidente del Brescia Calcio deve risolvere i contenziosi giudiziari pagando la parcella del progetto già predisposto dall’ingegnere Lamberto Cremonesi. A meno che la giustizia civile, nelle prossime settimane, non dia un verdetto diverso.
Paola Vilardi La questione è prima giuridica che politica: mi riferisco alla querelle tra Cellino e lo studio Crew, il sindaco trovi una mediazione tra le parti
Massimo Tacconi
Mi fa piacere sapere che gli australiani stiano valutando l’ipotesi Invernici per l’impianto temporaneo. Potrebbe essere l’idea definitiva