Il tesoretto di Cellino per il nuovo stadio favorito dalla crescita del capitale tecnico La sua rosa adesso vale 11 milioni in più
«Al Brescia serve un presidente che sappia lavorare in questo ambiente. E io, se permette, con il calcio ci so fare», disse Massimo Cellino nella prima intervista al Corriere da proprietario in pectore del Brescia: era venerdì 4 agosto 2017, a Milano si era appena definito il passaggio di quote ai vertici della società che sarebbe stato poi finalizzato sei giorni dopo, quando l’imprenditore sardo divenne il nuovo presidente delle Rondinelle. Conosciuti in un anno e mezzo i pregi e i difetti del patron, si può dire adesso con certezza che quel giorno non mentiva affatto.
Lo dicono i numeri. E non sono quelli della classifica, pur importanti: per giudicare un imprenditore, anche (specie) nello sport, va valutata la crescita economica del capitale umano a propria disposizione. Cellino, quando ha acquistato il club, non sapeva forse di avere tra le mani una pepita d’oro come Sandro Tonali. Ma l’impennata nel valore di mercato della rosa, da agosto (quando l’allenatore era David Suazo) ad oggi (con Eugenio Corini al timone), è espressa da una linea che ha la stessa pendenza di una salita del Mortirolo: passato il giro di boa della stagione, il Brescia ha un valore — secondo i dati diffusi da Transfermarkt, punto di riferimento del settore — di 10,925 milioni in più.
E la stima pare al ribasso su tanti atleti, le cui quotazioni potrebbero essere in realtà ben superiori alle stime degli esperti: in un mercato folle, dove i giocatori che valgono si contano sulle dita di due mani, specialmente in Serie B, certe valutazioni andrebbero formulate per eccesso e non per difetto. Il cartellino di Sandro Tonali, ad esempio, è passato da 7 a 15 milioni ma per il golden boy del calcio italiano ne sono stati già rifiutati il doppio. Tra le stelle rivalutate sul mercato c’è Alfredo Donnarumma (da 2 a 2,8 milioni), altro intoccabile, i cui gol sono così tanti da non poter essere quantificati equamente dalla bilancia del mercato. Schizzata anche la valutazione di Cistana, semi sconosciuto in estate e ora centrale titolare da 600 mila euro di valore (troppo pochi): Dimitri Bisoli, rifiorito dopo un’annata appassita, è cresciuto a sua volta di 500 mila euro mentre Emanuele Ndoj lambisce ormai il milione (era partito da 600 mila), raggiunto invece da uno sfavillante Torregrossa, anch’egli sotto stimato. Pollice su per Spalek e Mateju (+200 mila), quest’ultimo in prestito con diritto di riscatto fissato a 5 milioni, persino Dall’Oglio (da tempo ai box) vale 100 mila euro in più rispetto a pochi mesi fa. I conti della serva direbbero che, per pareggiare l’investimento di 10 milioni previsto per lo stadio provvisorio in tubolari, il tesoretto vi sia già. L’economia in realtà è molto altro, ma Cellino ha dimostrato che fiuto e voglia di investire non gli mancano.