Autovelox sulla 45bis: sì dell’Anas ma la pratica è bloccata in prefettura
E Merli chiede l’introduzione di tutor sulla 510: «I morti sono troppi»
Non uno, ma ben due «pareri positivi» da parte di Anas all’installazione di un autovelox fisso sulla 45bis, tra Rezzato e Salò: ci sarebbero quindi le condizioni per montare per la prima volta un’apparecchiatura, ma nessuno procede a farlo. Un paradosso, considerando l’incidentalità della zona e i 2.240 veicoli l’ora nel momento di punta. Per sbloccare la situazione servirebbe il via libera dell’Osservatorio della prefettura, quello sulla sicurezza stradale. Che però non arriva.
«Attendiamo indicazioni» conferma il sindaco di Nuvolera Andrea Agnelli. Ma tutto è bloccato da mesi. E questo fa pensare che qualcosa sia andato perduto nella catena di comando. Sono infatti diversi gli enti che si devono pronunciare sulla sicurezza: dal loro confronto sarebbe emerso che la 45 bis ha sì «un’incidentalità elevata», ma «non ci sarebbe un carattere puntuale». Insomma, con 136 feriti nel 2017 e quattro decessi, sarebbe l’intero tracciato a rilevare troppi incidenti, ma non ci sarebbe un punto che preoccupa più di un altro. In realtà, a sentire il sindaco di Nuvolera come altri della zona, almeno un tratto pericoloso esiste. Ed è tra Mazzano e Nuvolera, dove la strada disegna una curva, seguita da un rettilineo teatro di numerosi sinistri.
«Mi ricordo bene quel mortale con la roulotte ribaltata. Altro punto critico – racconta Agnelli – è lo svincolo per Nuvolera. La preoccupazione per gli incidenti c’è». Nonostante ciò, si fa sempre più concreto il rischio che l’installazione di un autovelox fisso sulla 45bis sia possibile solo in un senso di marcia e non nell’altro. A bloccare tutto, in prima battuta, fu una circolare ministeriale di fine 2017. Ora, invece, manca un vero via libera dell’Osservatorio della prefettura.
Per procedere serve l’ufficialità delle carte, ma nel frat- tempo chi se ne assume la responsabilità?
L’altro fronte caldo è la 510: a preoccupare non è tutta la provinciale, ma il tratto che da Iseo a Pisogne corre per 20 chilometri in galleria con una media di 47 mila veicoli al giorno. Tra 60, 70 e 90 km/h, i limiti cambiano spesso.
«Ma non sarebbe meglio mettere un’unica velocità nelle gallerie della 510? Facciamo un’eccezione per le curve più pericolose, ma poi — dice Roberto Merli, presidente dell’Associazione Vittime della strada — o tutti vanno a 70 o tutti a 80. Così la gente non sorpassa». Che è il vero problema dei tunnel dietro il lago d’Iseo. In questo modo si potrebbe anche rilevare la velocità media. «Se i tutor riducono i mortali, perché non installarli? Di certo sono più efficaci dei rilevatori istantanei» aggiunge ancora Merli. Che, come tutti, sa che tanti automobilisti frenano in corrispondenza dei multanova e poi schiacciano a tavoletta: succede «sulla 510 o sulla Sp19». Merli, che ha perso il un figlio sulla strada, ricorda che siamo ancora lontani dal vincere la battaglia: l’anno scorso i decessi «sono stati un’esagerazione: 86. Anche un solo morto non è normale».
La verità è che i padri in lutto sono aumentati, visto che le croci sulle strade bresciane erano 60 nel 2017. Senza contare il costo sociale degli incidenti: per Brescia si calcolano 360,2 milioni, è questo il dato 2015 fornito dalla Regione. «Non ci sono solo i multanova. L’ex assessore provinciale Mauro Parolini ha fatto un lavoro enorme con le rotatorie. Sulle strade — dice Merli — serve sia cultura che repressione». Da più parti si chiede infatti di riattivare i multanova anche sulla Trentapassi (Sp510), dove oggi c’è solo una telecamera Rca. Perché il consigliere provinciale Diego Peli non lo fa? Potrebbe passare alla storia come colui che ha azzerato i mortali in quella nefasta galleria.