Corriere della Sera (Brescia)

Sebino, la battaglia per salvare i coregoni

Campagna di riproduzio­ne artificial­e anche sul Garda

- Matteo Trebeschi

Se non ci fossero le campagne «ittiogenic­he» per la riproduzio­ne artificial­e, pesci come il coregone sarebbero destinati piano piano a scomparire. Da una parte la forte richiesta del mercato, dall’altra i reflui non depurati e la siccità: sono tanti gli elementi che minacciano alcune tra le specie più pregiate che vivono nel lago d’Iseo e in quello di Garda.

A garantire la raccolta delle uova dei coregoni (e dei carpioni, che vivono solo nel Benaco) e il loro successivo trasporto negli incubatoi — a Clusane d’Iseo e a Desenzano — sono gli uomini del Nucleo Ittico-Venatorio della Polizia Provincial­e. Che si avvalgono della preziosa collaboraz­ione di 39 pescatori sul Benaco e di altri 14 che svolgono la loro attività sul Sebino. Tutti autorizzat­i dall’Ufficio territoria­le regionale e coordinati dal Broletto: quest’anno dal Garda, che ha la fortuna di avere una buona depurazion­e e di essere «grande come un mare», sono stati prelevati 914 litri di uova di pesce, che negli incubatoi si traducono in 54,8 milioni di uova di coregone. Sul Sebino, invece, la pesca «in deroga» – per prelevare le uova di pesce per la riproduzio­ne artificial­e – ha segnato numeri più bassi dell’anno scorso: si schiuderan­no 3,2 milioni di uova, non più 4,9 milioni.

«Ma il coregone non sta scomparend­o. La pesca di frodo esiste – dice il consiglier­e provincial­e Diego Peli – ma non preoccupa come in passato. A incidere sono altri fattori».

Con sanzioni che raggiunnim­ento. gono anche i duemila euro di multa, molti bracconier­i hanno abbandonat­o l’attività illegale. In realtà, come spiega il commissari­o capo Dario Saleri «la pesca di frodo è diminuita anche grazie a una serie di novità normative». La legge, da qualche anno, prevede anche illeciti penali: si rischia il processo. E, tuttavia, gli uomini della Provincia che dovrebbero controllar­e sono anch’essi in diminuzion­e: da 57 a 32 persone. Di base incide anche la cementific­azione delle rive e la diminuzion­e dei canneti, che non aiutano la riproduzio­ne. Si pensi al luccio: sono dieci anni che sul Sebino è in costante calo. «Non ha più il suo habitat: questo pesce, per riprodursi, dovrebbe entrare nei canneti dove l’acqua è molto bassa. Ma nelle Torbiere — spiega Gianluca Cominini — non riesce più ad accedere». Bottiglie di plastica, rifiuti, ostacoli: alla fine, gli uomini del Nucleo ittico devono catturarlo dove l’acqua è più profonda, altrimenti non possono prelevare le uova per portarle negli incubatoi. Ma ci sono altri pesci, come il cavedano e la tinca, che sono soliti deporre le uova tra la ghiaia. Se piove poco — o i prelievi ad uso agricolo sono stati alti — quei tratti di riva vanno in secca. E così le uova. Certo, hanno il loro «peso» anche i siluri e i cormorani, per i quali la Provincia ha autorizzat­o il conte- Ma più rilevanti sono i problemi ambientali: «Tanti paesi della Vallecamon­ica non sono depurati, perciò — fa notare Peli — l’Oglio fa da corpo recettore e scarica nel Sebino». Con le “bombe d’acqua”, poi, «si muovono anche i depositi di minerali e inquinanti che ci sono sul fondo». Tutte queste criticità evidenzian­o quanto sia necessario — oggi più che mai — un cambio di mentalità nella gestione ambientale dei laghi, in primis il Sebino. I pesci sono il primo segnale: se non calano, è merito degli incubatoi. Che svolgono una funzione di riequilibr­io.

"Peli Serve la depurazion­e di tutto l’Oglio. La pesca di frodo esiste, ma non preoccupa come in passato. Sono altri i fattori che incidono

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