Ubi Banca L’anno migliore del decennio
Utile normalizzato di 302,4 milioni. Sotto i 10 miliardi la soglia dei deteriorati lordi
Quanto vale un centesimo? Facendo un giretto su Amazon sono disponibili oltre mille articoli acquistabili con questa cifra infinitesimale, corrispondente all’aumento della proposta del dividendo, che Ubi sottoporrà all’approvazione dei soci: anno su anno si passa da 0,11 a 0,12 euro. Oltre gli ambiti della spicciola economia commerciale di cui sopra, ma capaci di una concretezza che si trasforma in ben altre cifre per chi ha un bel po’ di azioni — un centesimo in più su un pacchetto di 5 milioni di azioni significano 50 mila euro in più in tasca — quello del dividendo è da sempre un punto fermo della politica gestionale della banca, presieduta da Andrea Moltrasio. Un impegno morale oltre che finanziario rispettato nei confronti degli azionisti. Tutto cambia, scenari, tassi e spread, ma il dividendo proponibile resta e, dal momento che viene calcolato in base all’utile normalizzato, «stimato in crescita nel 2019», novità su questo fronte potrebbero essere messe in conto anche per il prossimo anno.
Quello che si è appena chiuso, per Ubi, ha lasciato in dote il miglior risultato degli ultimi 10 anni con un utile normalizzato di 302,4 milioni di euro. E insieme all’utile, ha fissato altri punti, come la bontà del lavoro interno alla banca sui crediti deteriorati. Nessuna cessione di piattaforme, piuttosto l’obiettivo di un recupero che consente risparmi e minori perdite, grazie al paziente lavoro del team preposto: la soglia dei deteriorati lordi ha abbattuto il muro dei 10 miliardi, scendendo a 9.717 milioni (-21,7% rispetto al primo gennaio di un anno fa), mentre si ipotizza una probabile cessione nel contesto del credito specializzato (leasing e factoring). Il Cet 1, nella sua esclusiva componente di capitale sociale e riserve, si attesta all’11,34%, mentre il temibile Texas Ratio è all’85,3%. Essere sotto il 100% significa, secondo questo indicatore, che il patrimonio tangibile supera i crediti rischiosi. Significa, quindi, essere sani. «È un dato inferiore al target 2020 del piano industriale» rimarca Ubi. Già sul sito della banca, l’ultimo aggiornamento del Piano industriale nel maggio di 2 anni fa riportava per il 2020, insieme ad un Texas Ratio all’86,8% (asticella raggiunta), l’obiettivo di un utile netto di un miliardo e 117 milioni (e di ben 919 milioni nel 2019). Di cose ce ne erano scritte parecchie d’altre, alcune già centrate ed anticipate, come ad esempio il costo del credito, altre al di là da venire, anche per via dei tassi ancora negativi e del livello dello spread, nel frattempo, più che raddoppiato. Da qui, ed in concomitanza con l’arrivo della nuova governance, la volontà di riscrivere con il nuovo board un nuovo Piano Industriale con proiezione fino al 2022, che tenga conto dei nuovi scenari e di obiettivi ricalibrati. Del resto si sa, in finanza come nella vita, l’unica cosa che va secondo i piani è l’ascensore.