IL FASCIO DI LUCE SUL CIDNEO
L’architettura di luce intitolata «Fulgida», realizzata dal bresciano Massimo Uberti, è forse la metafora perfetta di ciò che Cidneon rappresenta: i neon issati sulla Torre dei Francesi rappresentano un faro visibile da una larga parte della città, attirano l’attenzione senza abbagliare, inducono a incamminarsi verso un angolo poco frequentato del Cidneo, stupiscono e fanno riflettere, costruiscono un’architettura permeabile allo sguardo, lieve e trasparente tanto da lasciar intravedere sullo sfondo la fantasmagoria di luci di una Brescia più che mai bella di notte. La terza edizione di Cidneon, Festival internazionale delle luci, si avvia a incontrare un successo annunciato e meritato. Il fascino delle installazioni, lo stupore con gradazioni di varia intensità che suscitano nel visitatore, il passa parola ammirato dei primi frequentatori, l’impatto mediatico e la viralità social di un’alluvione di scatti e di selfie tracciano il percorso su cui oltre 200 mila visitatori si incammineranno fino al 16 febbraio. Se un consiglio va dato, agli encomiabili organizzatori dell’Associazione Amici del Cidneo e agli spettatori che verranno, è di misurare le aspettative. Non è detto che ogni anno si debbano tagliare traguardi mirabolanti: i 250 mila visitatori della seconda edizione furono un exploit di enorme valore. Né è detto che ogni anno gli effetti speciali debbano conoscere una progressione geometrica.
Il fascino del Festival sta nel suo calibrato alternare installazioni ad alto impatto visivo (quest’anno il portale d’ingresso, il cartoon di Pinocchio che dà vita alle immortali tavole di Jacovitti, l’omaggio alla Mille Miglia nella Fossa Viscontea e quello alle vittime di Piazza Loggia nella Fossa dei martiri, Fulgida sulla Torre dei Francesi e i Sapori d’Italia sul Mastio Visconteo, l’omaggio a Verdi e le lanterne tricolori) ad altre più riflessive, gioiose e calibrate. Poi ognuno confronterà singola opera ed effetto complessivo come si fa per le grandi manifestazioni artistiche, dalle Biennali veneziane in giù. In attesa dei bilanci definitivi (numerici e non solo) Cidneon induce però fin da ora a guardare oltre, lungo tre direttrici. La prima riguarda la città: Brescia non può non chiedersi che effetto di richiamo, popolare ed emotivo, avrebbe una grande installazione iniziale in piazza della Loggia, piazza che ha già dimostrato in diverse occasioni (ultima l’inaugurazione della mostra di Ferlinghetti in Santa Giulia) di saper offrire, con i suoi marmi bianchi, un fondale ideale per videoproiezioni e «mapping» luminosi. La seconda direttrice riguarda il Cidneo e la sua fortezza: finiti gli effetti speciali di Cidneon dovrebbe restare l’impegno a studiare, conoscere, preservare, percorrere il Castello come si conviene a un monumento di tale bellezza. Percorsi (soprattutto didattici) di tipo botanico, geologico, speleologico, archeologico, storico e architettonico dovrebbero far brulicare costantemente il colle di visitatori bresciani e di turisti. La terza direttrice è quella che lega città e castello e si chiama «impianto di risalita meccanica». I tempi sono straordinariamente maturi, e la Soprintendenza eccezionalmente indulgente, per discutere a fondo del progetto di un ascensore-funicolare di vetro e cristallo che, partendo dall’imboccatura settentrionale della galleria, dovrebbe portare all’interno della fortezza. Le discussioni civili e le scelte civiche hanno una loro metrica, una ritmica che dà loro senso e rilevanza, una tempistica a cui non possono sfuggire. Questo è il tempo per decidere su tale affascinante progetto che porta con sé il tema delle funzioni da attribuire al Castello. Se non ora, quando?