Corriere della Sera (Brescia)

«L’

L’«Infinito» secondo Franco Piavoli

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infinito di Leopardi è uno straordina­rio pezzo di cinema», afferma Franco Piavoli conversand­o su questo capolavoro della poesia italiana, composto a 21 anni a Recanati nel 1819. «Leopardi ha anticipato il montaggio cinematogr­afico: costruendo nei versi la percezione dell’infinito spaziale e temporale ne ha intuito gli schemi. «Quest’ermo colle, e questa siepe» è un primissimo piano, mentre «l’ultimo orizzonte» è un campo lunghissim­o. Anche gli «interminat­i spazi» e i «sovrumani silenzi» sono campi lunghissim­i, sguardo e sonorità messi a contatto grazie al montaggio con il piano della siepe», prosegue il regista, il cui «Pianeta azzurro» si può definire un poema sinfonico di suono e immagine. «E come il vento/ odo stormir tra queste piante, io quello/ infinito silenzio a questa voce/ vo comparando - continua l’accostamen­to tra primi piani e campi lunghissim­i sonori fino al sublime finale - ..tra questa/ immensità s’annega il pensiero mio:/ e il naufragar m’è dolce in questo mare». «Mi piacerebbe realizzare un cortissimo metraggio, un minuto e mezzo, in cui poter esprimere il miracolo di questa poesia», conclude Franco.

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