«Il mio capolavoro» In una Buenos Aires decadente e fatale
Nella cultura argentina c’è una vena surreale e delirante di genialità purissima: penso a Julio Cortàzar ma soprattutto a Josè Pablo Feinmann (Amaro non troppo e Cinebrivido sono due capolavori). Da quel ceppo discende anche Gaston Duprat, di cui in passato abbiamo gustato Il cittadino illustre. Da non perdere ora il suo ultimo film, Il mio capolavoro, in prima visione al Nuovo Eden. Siamo a Buenos Aires, capitale decadente e maliarda. Arturo è gallerista intellettuale e senza scrupoli, agente di Renzo Nervi, artista la cui stagione aurea è passata da un pezzo, ma lui non sa rassegnarsi all’oblio. E poi c’è il giovane discepolo. Un giorno, causa un incidente stradale, Renzo perde la memoria e lo scaltro prende in considerazione un ipotesi non rivelabile per non guastare la sorpresa. Tra la vita e l’arte c’è di mezzo la truffa, resta da valutare se è più vicino alla vita o all’arte. La postumità è un affare nel mondo del mercato. Un racconto paradossale, agro e divertente, spettro della contemporaneità. Come in The Square. Proiezioni oggi alle 18.15, domani alle ore 10 (per mamme e bebè, luci soffuse e fasciatoi) e 21. Biglietto euro 6.(n.d.)