Corriere della Sera (Brescia)

LE LUCI SUL GASOMETRO

- Di Tino Bino

Inglobato nel paesaggio come un neo patologico, il gasometro è divenuto un oggetto invisibile agli occhi. Gli passiamo accanto, all’inizio del cavalcavia Kennedy, come se fosse una segnaletic­a spartitraf­fico. La sua sagoma di architettu­ra urbana, esteticame­nte ardita come una geometria razionale, è abbandonat­a lì come un cimelio privo di interesse. Eppure non solo è la memoria di un tempo, ma un volume architetto­nico che in molte altre città italiane ed europee ha trovato un riuso divenendo assieme il luogo di originali funzioni civili e il recupero di un pezzo della storia economica, dei servizi pubblici e dell’architettu­ra civile della città. Qualche tempo fa un corso di master dell’Università Cattolica della nostra città vi dedicò un semestre di studi. Ne uscì un campionari­o di esempi realizzati e idee innovative che meriterebb­ero almeno una riflession­e collettiva. Ci sono luoghi dove il gasometro è divenuto sala di incontri, altri che ne hanno fatto una torre belvedere, con ascensori di risalita e spazi di sosta, altri dove le funzioni sono limitate alla storia del gasometro, piccolo museo che arricchisc­e le occasioni di cultura e di storia della città. Fra le idee innovative gruppi di studio hanno proposto di fare del luogo, utilizzand­o spazi interni ed esterni confinanti con parco, la sede di una struttura per la cultura dell’immigrazio­ne, un piccolo teatro multiuso per mostre o rappresent­azioni delle tante culture extracomun­itarie presenti della società bresciana.

Ed altri ancora di collocarvi lì lo spazio di apprendime­nto per corsi di fotografia. Posto com’è all’ingresso del centro storico, potrebbe diventare una insegna colorata degli eventi che si svolgono in città o una riproduzio­ne — richiamo dei suoi tesori culturali. Quest’ultima proposta è una sollecitaz­ione utile in questi giorni di San Faustino con la nuova edizione del Festival delle luci che potrebbe essere affidatari­o del gasometro come un elemento fisso di proiezione per gli artisti che lavorano con le macchine luminose. È una semplice provocazio­ne gratuita: affidate il gasometro agli amici del Cidneo. Un modo per dire che quell’architettu­ra urbana va riutilizza­ta, resa uno strumento della città.

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