Un tirocinio per i detenuti In campo l’Aib
Aib in campo per il reinserimento. Recupero e ampliamento del carcere
Da ieri, attraverso un apposito protocollo, le aziende entrano in carcere con un biglietto da visita istituzionale. Quello dell’Aib, l’Associazione Industriale Bresciana, che facendo appello alla responsabilità sociale dei propri iscritti, ha deciso di sostenere il percorso rieducativo dei detenuti. Sarà la Feralpi, del presidente Aib Pasini, a fare da apripista con il tirocinio per un detenuto.
Fino ad ora a Brescia le aziende erano entrate in carcere a titolo privato. Da ieri, attraverso un apposito protocollo, le aziende entrano con un biglietto da visita istituzionale. Quello dell’Aib, l’Associazione Industriale Bresciana, che facendo appello alla responsabilità sociale dei propri iscritti, ha deciso di sostenere il percorso rieducativo dei detenuti. Il punto di partenza è l’impegno per la legalità a 360° profuso dall’Aib. «Vogliamo dare ai detenuti la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro, offrendo la possibilità di un tirocinio», spiega Alberta Marniga, delegata Aib alla Legalità e responsabilità Sociale d’Impresa. La proposta è rivolta a carcerati a fine pena che potranno seguire un’esperienza di nove mesi all’interno di una delle aziende associate. «La prima a mettersi a disposizione è stata quella del nostro presidente, Giuseppe Pasini, e siamo certi che altri imprenditori si faranno avanti». A breve partiranno anche alcuni corsi mirati a fornire «Competenze per ripartire», tenuti da formatori di Isfor2000 e Fondazione AIB. Sette incontri su salute e igiene personale, come presentarsi e sostenere un colloquio di lavoro, come predisporre un curriculum, come orientarsi. Una bussola per orientarsi una volta scontata la pena, con la convinzione di lasciarsi il passato alle spalle. Una convinzione che va supporta in maniera adeguata. «La pena certa non va intesa come la pena da scontare interamente in carcere — evidenzia la presidente del Tribunale di Sorveglianza, Monica Lazzaroni — e la misura alternativa è lo strumento per evitare la recidiva. Secondo le statistiche, tra i detenuti ammessi alle misure alternative al carcere, 7 su 10 non tornano a delinquere. Senza misure alternative le proporzioni si invertono». Attualmente nel distretto di Brescia sono in esecuzione oltre 2.200 misure alternative. «Se già la nostra città è ritenuta un esempio in Europa per la gestione dei detenuti – spiega Luisa Ravagnani, Garante dei detenuti – mi auguro che questa collaborazione diventi un’ulteriore buona pratica per accompagnare i detenuti nel loro reinserimento sociale, fino ad oggi sostenuto solo dall’associazionismo».
Il lavoro in carcere a Brescia non è una novità. «Tra i detenuti ci sono risorse da riscoprire e riattivare – sottolinea Francesca Lucrezi, direttrice degli istituti di pena cittadini, Nerio Fischione (Canton Mombello) e Verziano – ma le persone devono essere responsabilizzate attraverso attività concrete e la sensibilità di Aib è importante». A Verziano sono 25 i detenuti che in carcere, sotto la guida della cooperativa Nitor confezionano cialde per il caffè e farciscono prodotti di pasticceria. Altri 25 svolgono lavori per conto dell’amministrazione penitenziaria. A breve partirà l’attività di lettura ottica di documenti per una serie di enti che coinvolgerà 5 detenuti. Una quindicina, in articolo 21, lavora fuori dal carcere. La speranza di reinserire nella società attraverso il lavoro altri detenuti è legata anche all’ampliamento del carcere di Verziano, di cui è partita la fase di progettazione. L’auspicio è quello di poter avere un capannone per le attività produttive. «Il Comune si sta muovendo per l’acquisizione delle aree da donare all’Amministrazione penitenziaria», continua la direttrice, «ma anche a Canton Mombello si potrebbero sfruttare molti spazi se trovassimo il giusto sostegno».
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Alberta Marniga Vogliamo dare ai carcerati la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro