Ubi supera il test Bce: banca solida
E Massiah consiglia e raccomanda «la produzione di un nuovo piano industriale»
Esami superati e il titolo, chiudendo a 2,19 euro ad azione (+2,96%), recupera in Borsa il tonfo di venerdì scorso. Ieri, a conclusione del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, o Srep) da parte della Banca centrale europea, è infatti arrivata la conferma della solidità di Ubi Banca. Un ulteriore tassello che si aggiunge ai brillanti risultati del bilancio (utile d’esercizio, al netto delle poste non ricorrenti, a 302,4 milioni contro i 188,7 del 2017) presentato la scorsa settimana.
E se gli azionisti saranno soddisfatti del miglior risultato ottenuto dalla banca negli ultimi 10 anni e della proposta del Consiglio di amministrazione di distribuire un dividendo di 12 centesimi per azione, non potranno oggi non compiacersi del superamento del test targato Bce. In una nota diffusa dall’Istituto guidato da Victor Massiah, si legge che nel 2019, per la Bce, il gruppo dovrà rispettare a livello consolidato, un requisito minimo di CET1 (il rapporto, espresso in percentuale, tra il capitale ordinario versatermini to, Tier 1 con le attività ponderate per il rischio) pari al 9,25% fully loaded; un requisito minimo di Total Srep Capital Requirement pari al 10,25%, invariato rispetto al 2018, al quale si aggiunge il Capital Conservation Buffer del 2,50% che porta, in termini di Total Capital Ratio di Vigilanza, a un requisito minimo del 12,75%. La banca bresciano – bergamasca ricorda che già a fine 2018 «con un CET1 Ratio phased in dell’11,70% e fully loaded dell’11,34% e un Total Capital Ratio phased in del 13,80% e fully loaded del 13,44%, il gruppo si posiziona ben al di sopra dei requisiti minimi richiesti» dalla Banca centrale europea. Ma per Ubi, andando oltre i tecnici, gli inglesismi e gli acronimi comunque fondamentali per valutare la solidità di una banca, le sfide targate 2019 prevedono un passaggio importante in termini di governance.
Scade infatti il triennio di mandato dei due attuali Consigli e, come già approvato nell’assemblea dello scorso ottobre, sarà adottato il sistema monistico. A questo si aggiunge uno scenario 2019 con tassi che si presume saranno ancora negativi e uno spread non in linea con quanto era stato previsto nell’attuale piano industriale. Ed è per questi motivi che il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah nel commentare i risultati del bilancio 2018, si è spinto a «consigliare, a raccomandare, nel passaggio del testimone al nuovo consiglio, la produzione di un nuovo piano industriale». Un piano industriale che avrebbe inevitabilmente un orizzonte temporale nuovo e che sostituirebbe quello attuale che comunque ha solo 18 mesi di vita essendo in scadenza a fine del 2020.
I conti Confermata la solidità dei conti dell’istituto bancario bresciano bergamasco