Le piante che non ti aspetti
Dalla passione di un’agronoma, un nuovo spazio botanico a Città Studi dove fare la conoscenza di tillandsie, marante, succulente e altre rarità
Vasi che sfidano la gravità, appesi capovolti. Alghe muschiose di forma sferica (le Marimo, arrivano dai laghi giapponesi) che fluttuano in bolle di vetro. Piantine dalle foglie fosforescenti sigillate dentro terrarium. Cassette di verde verticale d’impatto scenico. «Dot room» non è il classico negozio di piante. Sorride Giulia Tamai, la titolare, e rivela: «Il verde ha conquistato Milano, c’è un desiderio diffuso di natura nelle case, io suggerisco piante non convenzionali e modi originali per disporle». Agronoma di formazione, per anni ricercatrice universitaria sempre in giro per le aziende vinicole d’Italia e d’Europa, a un certo punto ha deciso di cambiare vita e si è inventata una professione alternativa aprendo lo spazio di botanica Dot room in zona Città Studi.
Piante quasi sconosciute come le tillandsie, le cosidette piante aeree, o poco utilizzate come la muehlenbeckia, dagli esili rami su cui compaiono rare foglioline, e ancora marante, cactacee e succulente, bonsai di ficus microcarpa. Nomi difficili, cure semplici, assicura lei. Che dice: «La storia del pollice verde è un filo sopravvalutata, credo fortemente ci sia una specie adatta per ognuno di noi, il trucco è azzeccarla. Per questo offro consulenze di verde su misura». Non solo vendita e consigli personalizzati per spalancare le porte di casa (e i davanzali, i balconi e i terrazzi) alla natura. Tamai propone anche laboratori, ad adulti e ai ragazzini, a partire dagli 11 anni (sorpresa: alla generazione dei nativi digitali piace moltissimo mettere le mani nella terra). L’agronoma ha messo a punto due diversi tipi di workshop: uno per imparare la tecnica del kokodama e uno per realizzare terrarium. Il kokodama è un’arte giapponese che si ispira ai bonsai, ma sostituisce il tradizionale contenitore in ceramica smaltata, di solito di pregio, con una sfera di torba ricoperta di muschio, molto più economica. «Ho rivisitato la tecnica rendendola più semplice e insegno a creare una versione da appendere, i bonsai volant, di gusto moderno e di grande effetto, e una più classica da appoggio, i mini bonsai», spiega Tamai. Nel corso sul terrarium, invece, si apprende come coltivare un minuscolo giardino all’interno di un vaso di vetro. «Faccio scegliere ai partecipanti fra una selezione di piante di origine tropicale, tutte specie che amano l’umidità, e poi spiego come posizionare gli elementi vegetali e quelli minerali per creare un paesaggio». Il contenitore, che viene chiuso, ricrea il ciclo dell’acqua, ed è la stessa condensa a bagnare le piante. Il terrarium diventa così un piccolo mondo vegetale autosufficiente, che non necessita di cure. Nel giro di qualche settimana, Dot Room (luogo minimal con arredi di design svedese) diventerà anche spazio espositivo per giovani artisti. «Trovo che il verde si sposi benissimo con l’arte», dice lei.
Terrarium
La titolare organizza anche corsi «green» per coltivare mini giardini in vasi di vetro