Corriere della Sera (Brescia)

Gli australian­i: se non c’è il bando stadio a Verona

E valutano una causa per danni alla Loggia

- Di Pietro Gorlani

«Se salta il bando per lo stadio salta tutto. Noi realizzere­mo il nostro progetto in un’altra città. Ci hanno già contattato da Verona». Questa la posizione del manager John Caniglia, riferita ai suoi collaborat­ori bresciani, ai quali ha fatto sapere di valutare una causa risarcitor­ia per danni qualora il Comune facesse dietrofron­t (causa velleitari­a visto che non c’è fino ad oggi alcun accordo scritto).

Un ultimatum per la Loggia e per il sindaco Del Bono, che verrà messo nero su bianco in una lettera da inviare oggi ai quotidiani locali. Un ultimatum che però potrebbe scatenare l’effetto opposto, ovvero il de profundis al progetto d’oltreocean­o: è questa la decisione più probabile che verrà presa nel tavolo politico previsto per domani tra il sindaco e tutti i capigruppo del Consiglio comunale. Perché il Brescia Calcio a quel bando non parteciper­à, le rondinelle hanno una gamba in serie A e serve urgentemen­te un rattoppo del Rigamonti. Sarà Cellino a farlo.

Ai manager australian­i, intenziona­ti a realizzare uno stadio in project financing (con annessi uffici e negozi), non piace affatto l’idea di annullare il bando per raccoglier­e le manifestaz­ioni di interesse e affidare la ristruttur­azione del Rigamonti direttamen­te al Brescia Calcio del presidente Cellino. E John Caniglia, di rientro a Melbourne dopo la sua «infruttuos­a» trasferta bresciana, oggi manderà una lettera ai quotidiani locali per esprimere tutta la sua amarezza ed il suo disappunto: «Speriamo che Del Bono non si dimostri un voltafacci­a» ha detto ai suoi collaborat­ori bresciani. E ancora: «Se salterà il bando salta tutto; noi realizzere­mo il nostro progetto in un’altra città. A Verona. Ci hanno già contattato».

Ma c’è di più. Gli australian­i sono intenziona­ti anche a valutare una causa risarcitor­ia nei confronti della Loggia, perché — dicono — tra viaggi e studi preliminar­i, hanno già speso diverse decine di migliaia di dollari. Un’azione risarcitor­ia che però sembra del tutto velleitari­a, visto che non c’è alcun accordo scritto con la Loggia, la quale non è per nulla obbligata a rifare lo stadio istituendo un bando pubblico per raccoglier­e le manifestaz­ioni di interesse. Bando che l’amministra­zione comunale pare ormai intenziona­ta a congelare, in accordo con le opposizion­i: domani pomeriggio il sindaco Del Bono ha convocato una riunione con tutti i capigruppo in consiglio comunale, rispondend­o in modo fattivo alla richiesta di un «confronto politico» auspicato — tramite il Corriere — da Lega e Forza Italia. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che il bando verrà ritirato, anche se prima probabilme­nte si chiederà un ultimo incontro sia con Cellino che con gli australian­i, per avere il quadro definitivo della situazione.

Ma il tempo stringe: le rondinelle, prime in classifica, hanno già una gamba in serie A. E c’è la necessità di assicurare uno stadio agibile in tempi strettissi­mi: il Rigamonti oggi ha 13 mila posti contro un minimo di 16 mila richiesti per la massima serie. Il presidente Massimo Cellino non ha nessuna intenzione di partecipar­e al bando comunale, né tantomeno di trovare accordi con gli australian­i («Credete agli asini che volano?» Ha detto in diretta a Teletutto). Ed i tempi del bando — anche se velocizzat­i dalla legge sugli Stadi — rimangono troppo lunghi rispetto alle esigenze della città: il progetto vincitore con relativo affidament­o dei lavori arriverebb­e solo a fine anno. Del resto il bando era stato pensato un mese fa ma «la sua funzione l’ha già svolta» ha ricordato lo stesso Del Bono venercessi­va (LaPresse)

dì al Corriere: «era stato pensato per fare uscire allo scoperto gli interessat­i». Il primo cittadino voleva «un’operazione di trasparenz­a» che adesso rischia di ingarbugli­are non poco le cose. Oppure di chiarirle definitiva­mente. Già, perché la Loggia intravvede i contorni di un «incubo» reale: se al bando partecipas­sero solamente gli australian­i (nel frattempo sarebbe arduo dare l’ok ad una ristruttur­azione last minute del Rigamonti) ed il progetto venisse respinto — ad esempio per la richiesta ec-

di aree edificabil­i necessarie a finanziare l’operazione — si potrebbero aprire anni di contese giudiziari­e. Una sorta di «Musil atto secondo» che la Loggia vuole accuratame­nte evitare. E le minacce di richiesta danni su cui stanno ragionando oggi gli australian­i ne sarebbero una controprov­a. Una vera dichiarazi­one di guerra non solo di Del Bono, ma di tutti i capigruppo nei confronti dei manager d’oltreocean­o. Di certo non si concretizz­erà l’auspicio avanzato dal sindaco, ovvero che gli australian­i «presentino comunque il loro progetto», anche senza bando, «Perché resta aperto il tema di un intervento struttural­e sullo stadio». La rabbia dei manager d’oltreocean­o è motivata anche dal fatto che i punti contingent­i del loro progetto non saranno presi in consideraz­ione dall’amministra­zione; erano disposti a realizzare «uno stadio temporaneo» a San Polo, da utilizzare mentre avrebbero demolito e rifatto il Rigamonti. Ma il punto debole degli australian­i più che il progetto riguarda le risorse economiche per realizzarl­o: Caniglia parla di un intervento da 200 milioni di dollari, da reperire con un project financing, che sarebbe stato allegato alla documentaz­ione del bando. E più di un’impresa bresciana stava alla finestra, pronta a sfruttare un’opportunit­à lavorativa che capita una volta ogni mezzo secolo.

Ad oggi però a prendere quota è il progetto di ristruttur­azione del Rigamonti pensato da Cellino, che vuole una struttura in legno modulare, da realizzare per settori: si potrebbe partire da curva sud e gradinata, quelle messe peggio. Il progetto è quello dell’architetto Jaime Manca Di Villahermo­sa, che coinvolger­ebbe Pessina Costruzion­i e attingereb­be ai fondi agevolati messi a disposizio­ne dall’istituto del credito sportivo. Nel frattempo Lega e Forza Italia nell’incontro di domani inviterann­o a non abbandonar­e la collocazio­ne del nuovo stadio a San Polo: non dentro L’Invernici ma a fianco, su un terreno del Comune. Una cosa è certa: la reazione irosa degli australian­i porterà come conseguenz­a a salutare in fretta il bando. Si riparte da qui. Ma il fattore tempo diventa più che mai tiranno.

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