Gli australiani: se non c’è il bando stadio a Verona
E valutano una causa per danni alla Loggia
«Se salta il bando per lo stadio salta tutto. Noi realizzeremo il nostro progetto in un’altra città. Ci hanno già contattato da Verona». Questa la posizione del manager John Caniglia, riferita ai suoi collaboratori bresciani, ai quali ha fatto sapere di valutare una causa risarcitoria per danni qualora il Comune facesse dietrofront (causa velleitaria visto che non c’è fino ad oggi alcun accordo scritto).
Un ultimatum per la Loggia e per il sindaco Del Bono, che verrà messo nero su bianco in una lettera da inviare oggi ai quotidiani locali. Un ultimatum che però potrebbe scatenare l’effetto opposto, ovvero il de profundis al progetto d’oltreoceano: è questa la decisione più probabile che verrà presa nel tavolo politico previsto per domani tra il sindaco e tutti i capigruppo del Consiglio comunale. Perché il Brescia Calcio a quel bando non parteciperà, le rondinelle hanno una gamba in serie A e serve urgentemente un rattoppo del Rigamonti. Sarà Cellino a farlo.
Ai manager australiani, intenzionati a realizzare uno stadio in project financing (con annessi uffici e negozi), non piace affatto l’idea di annullare il bando per raccogliere le manifestazioni di interesse e affidare la ristrutturazione del Rigamonti direttamente al Brescia Calcio del presidente Cellino. E John Caniglia, di rientro a Melbourne dopo la sua «infruttuosa» trasferta bresciana, oggi manderà una lettera ai quotidiani locali per esprimere tutta la sua amarezza ed il suo disappunto: «Speriamo che Del Bono non si dimostri un voltafaccia» ha detto ai suoi collaboratori bresciani. E ancora: «Se salterà il bando salta tutto; noi realizzeremo il nostro progetto in un’altra città. A Verona. Ci hanno già contattato».
Ma c’è di più. Gli australiani sono intenzionati anche a valutare una causa risarcitoria nei confronti della Loggia, perché — dicono — tra viaggi e studi preliminari, hanno già speso diverse decine di migliaia di dollari. Un’azione risarcitoria che però sembra del tutto velleitaria, visto che non c’è alcun accordo scritto con la Loggia, la quale non è per nulla obbligata a rifare lo stadio istituendo un bando pubblico per raccogliere le manifestazioni di interesse. Bando che l’amministrazione comunale pare ormai intenzionata a congelare, in accordo con le opposizioni: domani pomeriggio il sindaco Del Bono ha convocato una riunione con tutti i capigruppo in consiglio comunale, rispondendo in modo fattivo alla richiesta di un «confronto politico» auspicato — tramite il Corriere — da Lega e Forza Italia. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che il bando verrà ritirato, anche se prima probabilmente si chiederà un ultimo incontro sia con Cellino che con gli australiani, per avere il quadro definitivo della situazione.
Ma il tempo stringe: le rondinelle, prime in classifica, hanno già una gamba in serie A. E c’è la necessità di assicurare uno stadio agibile in tempi strettissimi: il Rigamonti oggi ha 13 mila posti contro un minimo di 16 mila richiesti per la massima serie. Il presidente Massimo Cellino non ha nessuna intenzione di partecipare al bando comunale, né tantomeno di trovare accordi con gli australiani («Credete agli asini che volano?» Ha detto in diretta a Teletutto). Ed i tempi del bando — anche se velocizzati dalla legge sugli Stadi — rimangono troppo lunghi rispetto alle esigenze della città: il progetto vincitore con relativo affidamento dei lavori arriverebbe solo a fine anno. Del resto il bando era stato pensato un mese fa ma «la sua funzione l’ha già svolta» ha ricordato lo stesso Del Bono venercessiva (LaPresse)
dì al Corriere: «era stato pensato per fare uscire allo scoperto gli interessati». Il primo cittadino voleva «un’operazione di trasparenza» che adesso rischia di ingarbugliare non poco le cose. Oppure di chiarirle definitivamente. Già, perché la Loggia intravvede i contorni di un «incubo» reale: se al bando partecipassero solamente gli australiani (nel frattempo sarebbe arduo dare l’ok ad una ristrutturazione last minute del Rigamonti) ed il progetto venisse respinto — ad esempio per la richiesta ec-
di aree edificabili necessarie a finanziare l’operazione — si potrebbero aprire anni di contese giudiziarie. Una sorta di «Musil atto secondo» che la Loggia vuole accuratamente evitare. E le minacce di richiesta danni su cui stanno ragionando oggi gli australiani ne sarebbero una controprova. Una vera dichiarazione di guerra non solo di Del Bono, ma di tutti i capigruppo nei confronti dei manager d’oltreoceano. Di certo non si concretizzerà l’auspicio avanzato dal sindaco, ovvero che gli australiani «presentino comunque il loro progetto», anche senza bando, «Perché resta aperto il tema di un intervento strutturale sullo stadio». La rabbia dei manager d’oltreoceano è motivata anche dal fatto che i punti contingenti del loro progetto non saranno presi in considerazione dall’amministrazione; erano disposti a realizzare «uno stadio temporaneo» a San Polo, da utilizzare mentre avrebbero demolito e rifatto il Rigamonti. Ma il punto debole degli australiani più che il progetto riguarda le risorse economiche per realizzarlo: Caniglia parla di un intervento da 200 milioni di dollari, da reperire con un project financing, che sarebbe stato allegato alla documentazione del bando. E più di un’impresa bresciana stava alla finestra, pronta a sfruttare un’opportunità lavorativa che capita una volta ogni mezzo secolo.
Ad oggi però a prendere quota è il progetto di ristrutturazione del Rigamonti pensato da Cellino, che vuole una struttura in legno modulare, da realizzare per settori: si potrebbe partire da curva sud e gradinata, quelle messe peggio. Il progetto è quello dell’architetto Jaime Manca Di Villahermosa, che coinvolgerebbe Pessina Costruzioni e attingerebbe ai fondi agevolati messi a disposizione dall’istituto del credito sportivo. Nel frattempo Lega e Forza Italia nell’incontro di domani inviteranno a non abbandonare la collocazione del nuovo stadio a San Polo: non dentro L’Invernici ma a fianco, su un terreno del Comune. Una cosa è certa: la reazione irosa degli australiani porterà come conseguenza a salutare in fretta il bando. Si riparte da qui. Ma il fattore tempo diventa più che mai tiranno.
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