Conquisteremo il Castello in ascensore
Brondi: «Nel 2020 luci nel vigneto»
CidneOff: qualche ora dopo aver mandato in cortocircuito il Castello e spento l’ultima lampadina del festival, Giovanni Brondi — presidente del comitato Amici del Cidneo — parla dell’ennesimo successo stellare.
Ipse dixit: «I numeri (oltre 300 mila visitatori in otto giorni, ndr) sono importanti: abbiamo rinnovato una presenza storica, direi, e raggiunto lo scopo di valorizzare il Castello e farlo conoscere a un pubblico che non è solo bresciano. Chi sale sul colle, tra l’altro, poi ci torna anche quando non è illuminato da Cidneon. Del resto, dal primo giorno della prima edizione del festival, abbiamo triplicato l’afflusso nella fortezza».
Presidente, tra le idee del comitato c’è quella di conquistare il Castello con un ascensore obliquo di vetro con vista panoramica. A che punto siete?
«Loggia e Brescia Musei hanno approvato il progetto, e Brescia Mobilità è pronta ad agire con il braccio armato: ora, dobbiamo confrontarci con la Soprintendenza. Ma direi che l’ascensore sia imprescindibile per il Castello: oltre a facilitare l’accesso, con quella vista panoramica sulla città diventerebbe un’attrattiva in sé. Non solo: produrrebbe anche indotto e riempirebbe almeno del 50% il parcheggio di Fossa Bagni, che al momento è poco sfruttato. È arrivato il momento di decidere».
Avete un’idea dei preventivi?
«Se venisse approvata l’idea di un impianto di risalita esterno, non interrato, i costi potrebbero aggirarsi sui 2, massimo 3 milioni di euro. In caso contrario aumenterebbero».
E i tempi?
«Per farlo basta un anno». Avete in programma anche la riconquista della palazzina degli ufficiali.
«C’è un gruppo di lavoro, di cui fa parte anche il professor Marco Vitale, che sta programmando laboratori didattici. Ovviamente, tutto sarà coordinato con Brescia Musei e il nuovo direttore Stefano Karadjov».
Tornando a CidneOn: le installazioni di questa edizione hanno suscitato un confronto all’interno del comitato.
«I dibattiti lasciano il tempo che trovano. Alcune installazioni potranno essere piaciute di più, altre meno, ma il festival aveva un senso logico, un filo conduttore preciso: lo scopo resta quello di fare meglio ogni anno e continueremo a farlo, ma non stiamo parlando di una Biennale. Quest’anno, poi, il nuovo percorso ha trovato l’approvazione di tutti. Aggiungo un’altra considerazione: ormai, dopo tre edizioni, il festival riesce ad attrarre artisti di tutto il mondo: ci cercano e vogliono lavorare con noi. Lo stesso fanno altre città, che ci invitano a parlare del format: tra poco, per esempio, saremo alla Camera di Commercio di Verona».
L’anno scorso si era parlato di illuminare d’immenso l’intero colle. Nel 2020 dobbiamo aspettarci un festival che valichi i confini del Castello, magari arrivando addirittura in centro città?
«A questo proposito, ci sono varie opinioni. Il fatto è che se scendessimo in centro storico, rischieremmo di togliere l’attenzione dal Castello. E ci sarebbero problemi logistici: governare un tale flusso di persone potrebbe diventare complicato. Piuttosto, mi piace l’idea di conquistare nuovi spazi sul colle: penso al vigneto Capretti, ma anche alla strada del soccorso, bellissima e poco conosciuta, e alle chiese, come quella di San Cristo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: valorizzare il Castello. Lo confermano i dati pubblicati da Brescia Tourism due anni fa: per i turisti, resta il monumento più attrattivo di Brescia. Piace perché è trasversale».