Corriere della Sera (Brescia)

Conquister­emo il Castello in ascensore

Brondi: «Nel 2020 luci nel vigneto»

- di Alessandra Troncana

CidneOff: qualche ora dopo aver mandato in cortocircu­ito il Castello e spento l’ultima lampadina del festival, Giovanni Brondi — presidente del comitato Amici del Cidneo — parla dell’ennesimo successo stellare.

Ipse dixit: «I numeri (oltre 300 mila visitatori in otto giorni, ndr) sono importanti: abbiamo rinnovato una presenza storica, direi, e raggiunto lo scopo di valorizzar­e il Castello e farlo conoscere a un pubblico che non è solo bresciano. Chi sale sul colle, tra l’altro, poi ci torna anche quando non è illuminato da Cidneon. Del resto, dal primo giorno della prima edizione del festival, abbiamo triplicato l’afflusso nella fortezza».

Presidente, tra le idee del comitato c’è quella di conquistar­e il Castello con un ascensore obliquo di vetro con vista panoramica. A che punto siete?

«Loggia e Brescia Musei hanno approvato il progetto, e Brescia Mobilità è pronta ad agire con il braccio armato: ora, dobbiamo confrontar­ci con la Soprintend­enza. Ma direi che l’ascensore sia imprescind­ibile per il Castello: oltre a facilitare l’accesso, con quella vista panoramica sulla città diventereb­be un’attrattiva in sé. Non solo: produrrebb­e anche indotto e riempirebb­e almeno del 50% il parcheggio di Fossa Bagni, che al momento è poco sfruttato. È arrivato il momento di decidere».

Avete un’idea dei preventivi?

«Se venisse approvata l’idea di un impianto di risalita esterno, non interrato, i costi potrebbero aggirarsi sui 2, massimo 3 milioni di euro. In caso contrario aumentereb­bero».

E i tempi?

«Per farlo basta un anno». Avete in programma anche la riconquist­a della palazzina degli ufficiali.

«C’è un gruppo di lavoro, di cui fa parte anche il professor Marco Vitale, che sta programman­do laboratori didattici. Ovviamente, tutto sarà coordinato con Brescia Musei e il nuovo direttore Stefano Karadjov».

Tornando a CidneOn: le installazi­oni di questa edizione hanno suscitato un confronto all’interno del comitato.

«I dibattiti lasciano il tempo che trovano. Alcune installazi­oni potranno essere piaciute di più, altre meno, ma il festival aveva un senso logico, un filo conduttore preciso: lo scopo resta quello di fare meglio ogni anno e continuere­mo a farlo, ma non stiamo parlando di una Biennale. Quest’anno, poi, il nuovo percorso ha trovato l’approvazio­ne di tutti. Aggiungo un’altra consideraz­ione: ormai, dopo tre edizioni, il festival riesce ad attrarre artisti di tutto il mondo: ci cercano e vogliono lavorare con noi. Lo stesso fanno altre città, che ci invitano a parlare del format: tra poco, per esempio, saremo alla Camera di Commercio di Verona».

L’anno scorso si era parlato di illuminare d’immenso l’intero colle. Nel 2020 dobbiamo aspettarci un festival che valichi i confini del Castello, magari arrivando addirittur­a in centro città?

«A questo proposito, ci sono varie opinioni. Il fatto è che se scendessim­o in centro storico, rischierem­mo di togliere l’attenzione dal Castello. E ci sarebbero problemi logistici: governare un tale flusso di persone potrebbe diventare complicato. Piuttosto, mi piace l’idea di conquistar­e nuovi spazi sul colle: penso al vigneto Capretti, ma anche alla strada del soccorso, bellissima e poco conosciuta, e alle chiese, come quella di San Cristo. L’obiettivo resta sempre lo stesso: valorizzar­e il Castello. Lo confermano i dati pubblicati da Brescia Tourism due anni fa: per i turisti, resta il monumento più attrattivo di Brescia. Piace perché è trasversal­e».

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