«I Miserabili»? Un ripasso del libro
Ridurre in tre ore di spettacolo un romanzo come «I Miserabili» di Victor Hugo, denso di personaggi, avvenimenti, sentimenti, storia, politica, è un’operazione difficile che lo scrittore Luca Doninelli ha con coraggio affrontato, cercando una narrazione contenuta che dall’epopea giungesse al dramma da camera, avendo come punti fermi gli episodi chiave del romanzo. Si apre con il furto dei candelabri in casa del Vescovo Myryel e termina con la morte di Valjean. Un «Miserabili» in grigio, che si anima da grigie pagine, la scena è di Domenico Franchi, che si svolge nel grigio della penombra, e racconta una vicenda nel suo scorrere, in piatto (allo Strehler, fino al
Uno spettacolo vecchio stile, enfatico per recitazione e minimalista per messa in scena, di cui fa semplicemente scorrere gli avvenimenti. Il regista Franco Però ha affidato il ruolo di Valjean a Franco Branciaroli, attore istrionico. Qui è un Valjean dai toni bassi, una figura talmente presa dalla sua bontà da risultare annoiato di se stesso, e Branciaroli è sempre un po’ straniato e stanco di fronte all’incedere degli accadimenti. Accanto a lui il persecutore ottuso Javert, Francesco Migliaccio, appena divenuto commissario e una compagnia di attori che ben seguono il disegno registico. Che cosa resta? Un ripasso di un romanzo, in bianco e nero.